Sei anni fa moriva Stefano Campagna, il primo giornalista italiano a fare coming out

Oggi, 2 maggio 2020, sono passati 6 anni da quando il giornalista Stefano Campagna ci ha lasciati, abbandonando il mondo dei vivi a causa di tumore al cervello contro cui lottava da tempo. Lo vogliamo ricordare con il sorriso e con la verve con cui dava il buongiorno a tutti gli italiani, essendo stato per anni uno dei volti di punta dell’edizione mattutina del telegiornale della prima rete.

Giornalista professionista – ma nel suo bagaglio professionale ritroviamo anche una Laurea in Scienze Politiche -, Campagna iniziò a lavorare per la prima azienda culturale del Paese dal 1997, inizialmente al Tg2 e poi al Tg1 (nel 1994, però, diresse la puntata pilota de “Le Pillole di Ganimede”, un tentativo sperimentale di telegiornale a tematica omosessuale sul canale Teleregione, con Massimo Consoli).

Avendo avuto un passato da precario, per una stagione lottò assieme al sindacato dei giornalisti Usigrai, dando dei contributi intrisi di un forte senso di umanità. Nel 2012 svestì temporaneamente i panni da anchorman per diventare uno dei volti del sabato sera con la partecipazione a “Ballando con le stelle” di Milly Carlucci.

Celebre il coming out che fece in un’intervista a Telegiornaliste.com, divenendo così il primo giornalista in Italia a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità:

Io vivo la mia vita con la quotidianità di chiunque altro. Mi limito a non filtrare le parole. Non mi vergogno ad usare il maschile. Io non sono ‘dichiarato’, sono una persona che lavora e che non ha nulla da nascondere. Quella che i benpensanti chiamano ostentazione per me è vita. Mi stupisce che la cosa stupisca. E spero che smetta di stupire. È stata una grande conquista per me poter approdare alla conduzione del Tg1 e voglio sperare che con questo si possa lanciare un messaggio forte a tutti gli omosessuali che vivono la loro condizione quasi con vergogna, nascondendosi.

Il giornalista Stefano Campagna. Sit-in a ricordo di Alfredo Ormando. Vaticano, Roma, 12 gennaio 2008 (Foto di Stefano Bolognini)

Il giornalista fu anche vittima di un episodio di bullismo e omofobia:

Sono stato picchiato dai naziskin nel ’92 quando conducevo una trasmissione a tematica gay su un’emittente del Lazio, Teleregione. L’omofobia esiste ancora ed esiste ancora un certo imbarazzo […] È ancora molto presente e la mia esperienza non è certo stata facile. Genitori a parte, non sono mancati momenti di tristezza e amarezza in ambito familiare e tra i vicini che in alcuni casi mi avevano anche tolto il saluto. Ma ripeto, non mi sono mai vergognato di quello che sono, e spero che questa intervista serva in tal senso.

Dopo il coming out, divenne uno dei principali esponenti del mondo arcobaleno; ad esempio, fu il volto della Gay Help Line, un numero telefonico di aiuto per le persone LGBT+.

Nel 2009 contattò la trasmissione “Chi l’ha visto?” dopo aver appreso da una zia che sua madre Augusta, prima di sposarsi, aveva avuto una figlia nata a seguito di una violenza. La bambina venne subito adottata da un’altra famiglia, facendo così perdere le sue tracce:

Il giorno di Ferragosto vado a pranzo da mia zia che mi consegna questa cartolina…qui c’è il mio segreto di famiglia […] Mia madre non sapeva che io fossi gay, io non sapevo che lei avesse avuto una figlia. […] Sapere che la propria madre ha subito una violenza è devastante, ma vedere in quella cartolina una vita… Era una bambina che oggi è una donna di 56 anni, io la vorrei conoscere, la vorrei veramente conoscere. Da una cosa brutta potrebbe nascere una cosa bellissima e se c’è da chiedere scusa, vorrei farlo io. Qui ci sono due braccia per abbracciarti. Magari guarda il Tg1 e non sa che io sono suo fratello.

Purtroppo, Gabriella – questo il nome della sorella – morì nel 1977 per una malattia del sangue e il giornalista non riuscì a trattenere le lacrime per l’amara scoperta.

Essendo stato membro della Giuria del Premio Letterario Letizia Isaia, la Presidente Letizia Isaia ha voluto fortemente intitolargli il Premio di Giornalismo Televisivo Stefano Campagna, in comune accordo con l’Associazione Nazionale Luci sulla Cultura, organizzatrice del concorso.

Stefano avrà anche perso la sua battaglia contro la malattia, ma è risultato un vincitore per la straordinaria lezione di umanità e coraggio che ha saputo dare in anni di onorata carriera. «E proprio la sua umanità, il suo sorriso sincero, che avevano catturato la simpatia e l’affetto di tanti telespettatori, negli anni della sua conduzione nell’edizione della mattina del Tg1, mancheranno a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di stargli vicino», affermò la Rai, in una nota, nel giorno della sua scomparsa, e cui noi non possiamo che esserne concordi.