Le transfemministe di Arcigay rispondono per le rime ad ArciLesbica Nazionale

Lo scontro tra transfemministe e femministe radicali – indicate da alcuni come TERF (trans-exclusionary radical feminist) – si è acceso nelle ultime ore in Italia, dopo che ArciLesbica Nazionale ha pubblicato sulla propria pagina Facebook alcuni cartelli che mirano ad escludere le donne transgender dal genere femminile, in quanto non sono riconosciute dall’associazione come donne.

Slået op af ArciLesbica NazionaleSøndag den 24. maj 2020

Il misgendering di tali cartelli deriva da alcune congetture della Declaration on Women’s Sex-Based Rights, un manifesto che afferma i diritti basati su quello che viene detto impropriamente sesso biologico, vale a dire il genere assegnato alla nascita, e combatte il concetto di identità di genere – secondo cui è la persona ad autodeterminare il proprio genere – che è stato introdotto negli anni Settanta in alcune correnti della sociologia ed è largamente adottato oggi dalla comunità scientifica e dalla legislazione di molti Paesi nel mondo.

«La sostituzione del conceto di sesso con quello di “identità di genere” conduce a raccolte di dati scorrette e fuorvianti sulle donne in tema di violenza, accesso al lavoro, parità di stipendio, partecipazione politica, accesso ai fondi statali» si legge su uno dei cartelli, che sembrerebbe intendere che le donne cisgender (vale a dire quelle non transgender) siano più discriminate di quelle transgender. Un fatto che però non viene supportato da nessuna fonte, anche perché – al meglio delle nostre conoscenze – è difficile trovare un’indagine a supporto di una tesi così fuori dalla realtà. Basta andare a leggere le ultime indagini dalla European Union Agency for Fundamental Rights per farsi un’idea, anche perché le donne trans (considerate uomini dalle femministe radicali) hanno percentuali di violenze e discriminazioni sul lavoro più alte rispetto agli uomini trans (che, paradossalmente, il movimento vorrebbe includere in quanto “donne”).

Il post di ArciLesbica è diventato virale a causa dell’indignazione del movimento transfemminista e di gran parte di quello LGBT+, ricevendo più di 2000 commenti – la stragrande maggioranza dei quali di contestazione – in un paio di giorni. Tra questi si possono trovare accuse di transfobia, alcune critiche serie e argomentate, battute ironiche, ma anche gli sfoghi di persone che in alcuni casi hanno superato i limiti di un dibattito civile.

Apprezzabile è la replica pacata della Rete Donne Transfemminista di Arcigay, che ha riprodotto gli stessi cartelli ribaltandone il significato. «Le organizzazioni che negano i diritti delle persone trans* sulla base della loro identità di genere, chiedono emarginazione ed esclusione sociale in nome di un dannoso e arbitrario biologismo» si legge in uno dei cartelli trans-inclusivi.

Noi, le transfemministe.

Slået op af Arcigay Rete Donne TransfemministaTirsdag den 26. maj 2020

 

 

 

 

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