L’ATS di Milano Metropolitana è stata condannata per un comportamento discriminatorio nei confronti di una dipendente, alla quale lo scorso marzo non era stato concesso il congedo parentale perché facente parte di una famiglia arcobaleno. In una sentenza del 12 novembre, il Tribunale di Milano ha infatti stabilito che lo stesso trattamento non sarebbe stato rivolto a unə dipendente eterosessuale con una famiglia tradizionale.
La donna che ha fatto causa all’agenzia (che unisce le ex ASL di Milano, ASL Milano 1, ASL Milano 2 e ASL Lodi) è unita civilmente con la sua compagna, la quale ha portato avanti la gravidanza dopo aver effettuato la fecondazione assistita in Spagna. Sebbene la dipendente figurasse nei registri di Stato civile come genitore, si è visto negato un diritto in quanto ATS ha dedotto che non fosse la madre “biologica” del bambino, così la donna ha dovuto optare per un mese di aspettativa non retribuita.
Per il giudice, l’agenzia ha fatto qualcosa «che non avrebbe fatto di fronte a un genitore eterosessuale», per cui si tratta di una discriminazione e quindi è tenuta a restitutire alla dipendente la retribuzione del mese per il quale aveva chiesto il congedo parentale, oltre che pagare le spese legali.
Per Simone Verni, consigliere regionale del M5S Lombardia, «ATS col suo operato ha di fatto ribadito che la tutela dei diritti inalienabili di tutte le soggettività si traduce, dal loro punto di vista, nell’esclusiva tutela dei diritti delle persone eterosessuali. È un comportamento espressione di quella destra che governa anche la nostra Regione, quella del Family Day, che tende ad assumere un atteggiamento dichiaratamente intransigente e che tenta comunque di rallentare, se non proprio ostacolare, la possibilità del riconoscimento di forme di famiglia altre».
«Ancora una volta Regione Lombardia si pone di fatto come fanalino di coda nel riconoscere i diritti dei propri cittadini – aggiunge il consigliere pentastellato – come dimostra anche questa sentenza. È quindi sempre più urgente intraprendere un percorso normativo che ponga fine a queste discriminazioni medievali: ormai da un anno ho depositato in Consiglio Regionale il progetto di legge ‘norme contro la discriminazione determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere’ e ne chiedo, ancora una volta, una celere calendarizzazione».
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