Affari tuoi, allo spin off “W gli sposi” potranno partecipare solo coppie etero

A partire dal prossimo 26 dicembre, torna nel preserata di Rai1 il programma di successo “Affari tuoi”, con la conduzione di Carlo Conti, in una delle sue varianti, chiamata “W gli sposi”. Non si tratta di una novità, lo stesso format era già stato proposto alcuni anni fa con il nome “Affari tuoi – Speciale per due”, e prevede delle coppie di futuri sposi cercare di portare a casa un ricco montepremi con l’iconico gioco dei pacchi.

La nota dolente viene però portata alla luce da Yàdad De Guerre, blogger e studioso dei movimenti anti-femministi, anti-LGBTIQ+ e neofascisti, che in un post Facebook sottolinea alcuni passaggi del regolamento dello show che, di fatto, escludono le coppie di persone dello stesso sesso. Una discriminazione assurda per un programma Rai a quattro anni e mezzo dall’approvazione della legge sulle unioni civili.

All’interno della sezione del regolamento dedicata ai «Criteri di ricerca e selezione delle coppie di concorrenti», si legge che possono partecipare al gioco tutte le persone maggiorenni che «abbiano effettuato la promessa di matrimonio presso il Comune di residenza», o che «siano muniti di Certificato parrocchiale che attesti l’impegno a frequentare e/o la frequentazione al corso prematrimoniale» oppure di «Certificato parrocchiale comprovante la prenotazione della Chiesa». Potranno inoltre partecipare anche le «Coppie stabili, che vivano in regime di comprovata convivenza, e che sottoscrivano una autocertificazione attestante la loro concreta volontà di contrarre matrimonio». Nessuna traccia delle unioni civili, dunque.

Per De Guerre è «illuminante proprio il cambio del titolo a fronte di un’idea apparentemente uguale. “Speciale per due”, infatti, si presterebbe a fraintendimenti oggi più di ieri, considerato il mutato scenario giuridico delle relazioni di coppia. Al contrario, “W gli sposi” è intoccabile, perfetto per riprodurre facilmente la gerarchia sociale». Come si suol dire, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina. Auspichiamo, tuttavia, che si sia trattato soltanto di una grossolana dimenticanza e che verranno apportate delle modifiche al regolamento. Perché il canone lo pagano anche le persone LGBT+.

La scorsa estate, alcuni media raccontarono di una becera polemica sulla presenza di conduttori omosessuali (o…

Pubblicato da Yàdad De Guerre su Domenica 13 dicembre 2020

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