Un’altra applicazione si unisce al bannaggio degli utenti, in caso di uso di un linguaggio derogatorio. È Bumble che, con il suo nuovo aggiornamento, introdurrà una politica di zero tolerance anche nei riguardi del body-shaming.
Secondo una ricerca condotta in Gran Bretagna, circa il 23% degli utenti su 1003 persone intervistate, hanno subito body-shaming sui social/dating apps. In più, il 54% delle persone, ritiene di non sentirsi particolarmente bene (a livello psicologico) dopo aver passato un bel po’ di tempo in rete. E questo si aggiunge al fatto che le reazioni principali al body-shaming verso di sé, da parte di altri, risultino essere il sentirsi arrabbiatə, più insicurə e, perlopiù, a disagio.
L’idea di Bumble
Bumble, che nasce come applicazione utile a ribaltare gli stereotipi sociali (invitando le donne, in primis, a scrivere agli uomini), si è recentemente aperta anche alla comunità LGBTQ+.
Il team a capo dell’app, ha deciso di utilizzare un algoritmo che segnalerà i termini considerati derogatori nei confronti dell’aspetto di altre persone. Questo significa che qualsiasi termine, nei messaggi o sul proprio profilo, che possa avere una base razzista, omofoba o che rasenti minimamente il body-shaming, provocherà il flag immediato.
Inizialmente, questo flag, porterà ad un semplice avvertimento, ma se queste azioni dovessero essere ripetute, l’utente verrà bannato. «Quello che vogliamo creare – spiega Naomi Walkland, capo della sezione britannica di Bumble – è uno spazio più aperto e rispettoso, sul web – La chiave di questo è creare una politica di tolleranza zero per comportamenti abusivi e razzisti di tutti i tipi».
Questa, però, non è la prima volta che Bumble si apre alle nuove tecnologie per monitore la situazione al meglio. Nel 2019, aveva introdotto una feature che utilizza l’intelligenza artificiale per trovare e sfocare le immagini di nudo non esplicitamente richieste. In questo modo, chi riceve la foto, viene allertato e può scegliere se visualizzare, eliminare o segnalare l’immagine.
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