Battipaglia, insultano ragazza trans per strada urlando il suo deadname: «Gay di m**da! Vai via»

Nella serata di lunedì, un gruppo di bulli ha aggredito una ragazza trans di Eboli mentre passeggiava con le amiche per le strade di Battipaglia. A raccontare la vicenda al quotidiano locale La Città la stessa vittima che ha anche rivelato di subire le angherie del gruppo da diversi giorni.

La ragazza passeggiava in via Italia, chiacchierando del più e del meno con le amiche, quando alcuni ragazzi hanno iniziato a insultare la malcapitata. «Gay di m**da! Vai via, trans!» sono solo alcune delle parole che la giovane ha dovuto ascoltare. Il gruppo, inoltre, ha ripetuto più volte il deadname della ragazza, quasi a volerle dire che l’avevano riconosciuta, che sapevano dove trovarla. «Non è la prima volta che accade – spiega la donna – Fa male scendere per strada e sentirsi etichettata come il fr**io, la trans. Sono impaurita e ferita. Se non ci fossero state le mie amiche a consigliarmi di andar via non so come sarebbe finita la situazione».

Raggiunto dal giornale, Pasquale Quaranta, giornalista e fondatore di Arcigay Salerno, ha voluto lanciare un messaggio di solidarietà alla vittima e a chi, come lei, si trova in queste pericolose situazioni. «Esprimo innanzitutto massima solidarietà a lei. – commenta Quaranta –  Ma oltre alla solidarietà per i vili insulti ricevuti, credo che il problema sia più profondo: le famiglie non sanno come spiegare ai propri figli le differenze di genere. Il pensiero di vivere in una società di persone non identiche sembrerebbe un’ovvietà, eppure non è così. Una società democratica si fonda sul rispetto delle differenze».

«Spesso – aggiunge l’attivista – già da bambinə ci si può innamorare di persone dello stesso sesso, o non riconoscersi nel genere assegnato alla nascita. Il problema è che queste condizioni vengono “patologizzate” dalla società, che tratta le persone omosessuali o quelle trans come da curare o da portare dallo psicologo. Ma la vera malattia è l’omofobia, non l’omosessualità». Quaranta pone poi l’attenzione sul ddl Zan, che aspetta ancora la sua calendarizzazione in Senato. «Spero che in Parlamento facciano presto – commenta – affinché tutte le vittime di discriminazioni abbiano la legge dalla propria parte».