Foggia, aggredito dal branco per aver difeso un ragazzo gay

A Foggia, un gruppo di ragazzi tra i 17 e i 18 anni ha picchiato un coetaneo per aver provato a difendere un ragazzo gay che stavano aggredendo. La vicenda è avvenuta nella notte tra sabato e domenica in Piazza Mercato, centro della vita notturna foggiana, proprio mentre a Brindisi si concludeva il Salento & Puglia Pride.

Carlos, questo il nome della vittima, passeggiava con un’amica quando ha notato cinque ragazzi che insultavano pesantemente un giovane, etichettandolo come gay e aggredendolo. Secondo la ricostruzione, Carlos ha provato a difendere il ragazzo, ma la violenza del branco ha prevalso. Riuscito a scappare dai calci e pugni del gruppo, il giovane ha raggiunto con l’amica la vicina via Mastrolillo, dalla quale hanno chiamato la Polizia.

Del caso se ne stanno occupando le Forze dell’Ordine della città, mentre i soccorsi hanno accompagnato Carlos al Policlinico di Foggia, dove è stato medicato per alcune ferite sul volto, in attesa di essere sottoposto a un intervento chirurgico per delle lesioni al setto nasale.

«Non vogliamo fuggire da Foggia»

Dura la reazione di Arcigay Foggia – Le Bigotte, che sottolinea che proprio mentre a Brindisi si celebrava il Pride, nella loro città avveniva questa brutale aggressione. «Noi non vogliamo fuggire da Foggia – scrivono le attiviste e gli attivisti in un comunicato – Noi vogliamo che Foggia sia amministrata da chi non ha interesse a creare un clima di odio e discriminazione».

«Vogliamo che nelle scuole si insegni il rispetto di tutte le diversità – continuano – Vogliamo una legge regionale che garantisca formazione, prevenzione, accoglienza. Vogliamo tutele per la comunità LGBTQ+, per i nostri fratelli e le nostre sorelle di colore, per le donne, per le persone con disabilità, per tutt*».

L’associazione fa notare, poi, quanto sia importante fare rete contro le discriminazioni, in una sorta di comunione di intenti tra le minoranze. Carlos, il ragazzo aggredito, infatti, è un ragazzo di colore di origini colombiane. «Non vogliamo che sia una guerra, non ci piace il linguaggio bellico – sostengono – Ma in un Paese che ci lascia soli e privi di strumenti di difesa, tocca stringerci ai nostri alleati e parare i colpi».

«È ora di dire basta. Con i fatti non a parole»

Critica sulla questione anche la giornalista e attivista Titti De Simone che, sul suo profilo Facebook, denuncia l’accaduto. «Un grave episodio di omofobia e razzismo quello avvenuto a Foggia, che dovrebbe smuovere ancora una volta le coscienze soprattutto di chi serve le istituzioni in parlamento e in consiglio regionale. – scrive –  Affinché ci si impegni concretamente perché la legge contro l’omotransfobia sia subito approvata, si metta mano ad una cultura ancora fortemente intrisa di pregiudizi e violenza. È ora di dire basta. Con i fatti non a parole».

«Nella mia città, troppo spesso, la violenza diventa l’unico linguaggio possibile e una serata diventa teatro di liti e botte. – scrive l’assessora al Welfare della Regione Puglia, Rosa Barone – Non è un problema di età o di pelle, ma di mancanza della cultura del prossimo,la cultura del includere, del rispetto. C’è da lavorare per invertire la rotta e non permettendo che diventi una aspetto normale del nostro vivere. Bisogna fare quadrato, rete e non perdere più tempo».