Nino Spirlì: «Gay è un’offesa, meglio ricchione. Il Pride è un carnevale osceno»

Paradossi linguistici

Per prima cosa va detto che Nino Spirlì è un omosessuale di destra. Badate bene, il termine “omosessuale” non è scelto a caso. L’autore televisivo e attore di teatro in un’intervista a Il Giornale OFF ha dichiarato di ritenere il termine “gay” dispregiativo. Perché? “Gay” in inglese significa “gaio”, vuol dire essere felici e lui, da buon omosessuale di destra, agli occhi del mondo deve vivere il proprio orientamento sessuale da drama queen. Quindi meglio sbarazzarsi di questa fastidiosa etichetta di persona allegra e ricorrere a termini dall’etimologia dispregiativa in alcuni casi e dubbia in altri.

Spirlì preferisce essere chiamato “ricchione”: in Calabria (sua terra d’origine) si dice così. Perché secondo l’autore televisivo il termine “gay” non può rispecchiare la singolare personalità di ogni individuo.

È qui però che arriva la prima di una serie di contraddizioni: quelle singolarità spariscono su scala regionale, perché secondo lui in Calabria ci sarebbero i “ricchioni”, in Veneto i “busoni” e i “finocchi” invece risiedono tutti nella capitale.

«Il gay pride è una carnevalata»

Svincolato da questo dribbling linguistico privo di sostanza, Spirlì non ci risparmia nessuno degli slogan di cui si riempiono la bocca gli omofobi. Dal “gay pride” che sarebbe “un carnevale osceno”, al “figlio che ha bisogno di un padre e di una madre”, passando per un più originale “omosessuale non significa trasformare tutto al femminile”, il repertorio dell’uomo di destra è servito.

E proprio riguardo l’uso del femminile, arriva la seconda contraddizione di Spirlì, che poco dopo afferma parlando del Pride (questo il vero nome, senza il “gay” davanti perché, al contrario di quello che afferma l’intervistato, la comunità rainbow è inclusiva): «Quando fanno poi le manifestazioni gli omosessuali con le bandiere arcobaleno girano insieme agli islamici integralisti, dico ma allora siete cretine, vi ammazzano!». Ma “cretine” non è femminile?!

La controparte svilita

Le contraddizioni di Spirlì sono così grottesche che rendono inutile un contraddittorio. Come negli ultimi tempi usano fare altri uomini di destra, Spirlì ricorre allo svilimento della controparte per avvalorare una tesi anacronistica.

L’intervista di cui stiamo parlando è infatti avvenuta dopo un mancato faccia a faccia in Piazza del Duomo a Milano con Vladimir Luxuria, fervida sostenitrice del Pride e dei diritti LGBT, chiamata più tardi con il suo deadname durante l’intervista.

Secondo Spirlì, Luxuria avrebbe mancato l’appuntamento per la paura di un confronto, come a dire che ci sono i “ricchioni” autentici e i “gay” artefatti. Queste le sue parole: «Il “personaggio” ha disertato il palcoscenico della vita. Luxuria ha preferito fuggire davanti al “nemico”, all’omosessuale onesto che non vive apparecchiato di bugie e compromessi […] Certo, non è facile trovarsi davanti a uno specchio spietato che ti riporta la tua menzogna e te la spalma sulla pelle».

Sicuri che Luxuria non avesse paura di confrontarsi, l’abbiamo contattata telefonicamente per chiederle delle delucidazioni. L’ex-parlamentare ci ha confermato che si è trattato di un problema puramente logistico, visto che l’incontro si sarebbe tenuto in mezzo a degli altri impegni, in una città diversa da quella in cui si trovava e in un giorno di sciopero dei mezzi. Luxuria ha anche aggiunto: «Figurati se ho problemi a confrontarmi con Spirlì, sono anche andata dalla Lega Nord!».

Luxuria ci ha confidato di aver già avuto un chiarimento, quindi aspettiamo che si (ri)crei un’occasione di incontro. Perché siamo sicuri che quello specchio spietato di cui parla Spirlì possa riflettere anche qualcosa di positivo e gaio.

 

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