Brasile, la Corte Suprema equipara l’omofobia e la transfobia al razzismo

Chissà cosa ne pensa il presidente Bolsonaro. La Corte Suprema del Brasile ha stabilito che l’omofobia e la transfobia dovrebbero essere rese illegali, con i crimini anti-LGBTQ che diventano l’equivalente dei crimini razzisti. Ciò significa che i colpevoli di tali crimini, dovranno affrontare cinque anni di prigione.

Il risultato è arrivato dopo che sei degli undici giudici della Corte Suprema si erano pronunciati a favore. Gli altri cinque giudici hanno il diritto di esprimere il loro voto il 5 giugno, tuttavia i loro voti non cambieranno il risultato complessivo. I giudici hanno emesso la sentenza su due casi che sono stati portati loro dal gruppo per i diritti umani ABGLT e dal Partito socialista popolare. Stavano sostenendo che il Congresso brasiliano era “incostitizionale”, non riuscendo a rendere illegale la violenza anti-LGBTQ.

Le persone LGBTQ nel Paese hanno elogiato la sentenza. Parlando con il Los Angeles Times, Alfonso Nogueira ha dichiarato: «Questo è un giorno che non avrei mai pensato sarebbe venuto, specialmente con il presidente che abbiamo ora. Le minacce con le quali viviamo quotidianamente potrebbero finalmente essere prese sul serio. Ora qualcuno dovrà fare qualcosa per loro. Questo dimostra che le nostre vite contano».

Nonostante abbia una serie di diritti LGBTQ, la violenza per motivi omofobi o transfobici in Brasile è incredibilmente alta. L’anno scorso è stato rivelato che il 40% dei crimini sono di odio anti-LGBTQ. Il Grupo Gay da Bahia afferma che 141 persone LGBTQ sono già state uccise in Brasile solo quest’anno. L’antropologo e presidente di questa associazione, Luiz Mott, ha affermato che la crescente violenza è arrivata dopo l’elezione dei politici ultraconservatori nel Paese.

Luiz Mott

Il Brasile ha come presidente il “fiero omofobo” Jair Bolsonaro. In passato, Bolsonaro ha detto che preferirebbe che suo figlio morisse in un incidente piuttosto che essere gay, e in un’intervista con Playboy, ha detto che «non sarebbe stato capace di amare un figlio omosessuale». Ha aggiunto che «se una coppia gay fosse venuta a vivere nel mio palazzo, la proprietà avrebbe perso di valore». L’ultima dichiarazione omofoba risale al mese scorso, quando ha dichiarato che non voleva che il Brasile diventasse un “paradiso del turismo gay”.

L’anno scorso anche la Svizzera ha reso l’omofobia e la transfobia illegali. Mathias Reynard, che ha proposto il ddl, ha dichiarato: «L’omofobia non è un’opinione. È un crimine. Uno su cinque omosessuali ha tentato il suicidio, la metà prima dei 20 anni. Questa vittoria manda un segnale forte».

Un messaggio che sosteniamo fortemente anche noi. Nessuno, in nessun posto, in nessuna situazione dovrebbe sentirsi in pericolo perché omosessuale. Attendiamo i risultati definitivi del 5 Giugno per esultare con i nostri cugini del Brasile.

 

Foto copertina: EVARISTO SA

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