Il Pride Month e le aziende che lo celebrano solo dove conviene

Siamo nel mese del Pride, alcune aziende si stanno spendendo mediante campagne pubblicitarie e gadget per mostrare la loro vicinanza alla comunità Lgbt. Considerando il pubblico di riferimento delle comunicazioni e considerando l’influenza di queste, non può che essere positivo. Il brand di un’acqua minerale ha un target di consumatori (quindi di pubblico) molto ampio e variegato, ergo una presa di posizione a favore del Pride va a toccare e ad influenzare soggetti differenti.

Sorge spontaneo un dubbio: queste campagne, sono utili al Pride o è il Pride ad essere utile all’azienda? Uno si chiede se queste prese di posizione nascondano effettivamente una sensibilità alla tematica da parte dell’azienda, oppure se è solo un modo per farsi pubblicità. Ovvio che anche nel primo caso l’azienda si fa pubblicità, ma è un’ottica differente.

Ikea ad esempio ha sempre mostrato una particolare sensibilità alla questione, anche in momenti in cui in Italia non era così facile parlare di certe cose per un brand con un pubblico come quello dell’azienda svedese.

Un caso molto dubbio è quello di Deliveroo: il portale di food delivery adotta un doppio binario. L’azienda sceglie di celebrare il Pride Month con il suo logo tinto dei colori della bandiera dell’orgoglio Lgbt; fin qui tutto tranquillo. La scelta anomala (e discutibile) è che lo fa solo nei Paesi in cui gli omosessuali hanno già raggiunto dei diritti, ovvero nei paesi culturalmente di matrice occidentale (Italia, Francia, Belgio, Gran Bretagna ecc.); in paesi quali il Kuwait o gli Emirati Arabi Uniti, il logo è quello classico. Nei Paesi in cui i temi Lgbt non vengono visti di buon occhio Deliveroo non fa nulla.

Immagine pubblicata sulla pagina Facebook dell’autore Gabriele Campagnano

A volte le aziende (considerato il loro peso) potrebbero svolgere un ruolo attivo nella trasmissione di valori in paesi in cui i diritti sono calpestati. Se queste iniziative non si ha il coraggio di spenderle anche in Paesi “ostili”, il tutto si riduce ad una mera pubblicità con fine il semplice profitto. In un mondo globalizzato in cui la comunicazione è velocissima, questo tipo ti attività andrebbe meglio sviluppato. Il rischio è di fare figuracce: ad occhio e croce qualcuno qui l’ha fatta.

 

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