Polonia, squadra di ultranazionalisti attacca il Pride: feriti e 15 arresti

Il clima che si respira in Polonia negli ultimi mesi non è dei migliori per le persone LGBT, con attacchi da leader politici e religiosi alla comunità. I temi dei diritti civili sono diventati infatti centrali nella campagna elettorale in vista delle prossime elezioni legislative e gli episodi di omofobia riempiono le pagine di cronaca.

Siamo a Bialystok, la più grande città della Polonia nord-orientale, dove si sta tenendo il primo Pride. La libertà di manifestare di chi si è recato alla parata viene però negata da un gruppo dell’ultradestra nazionalsovranista, che si è scagliata contro il corteo in ogni modo. Agli insulti sono seguiti petardi, pietre, bottiglie, mazze e catene. Una bandiera arcobaleno è stata incendiata per strada.

Non solo le forze dell’ordine non sono state in grado di difendere i pacifici manifestanti, alcuni di essi pestati a sangue nonostante non abbiano risposto alle provocazioni. La Polizia è diventata anch’essa bersaglio dei violenti contestatori. Quindici persone sono state arrestate.

«La Chiesa cattolica locale tramite l’abate Tadeusz Wojda si era schierata da giorni contro il pacifico corteo del gay pride dicendo “non possumus”, per chiarire che non poteva accettarlo e lanciando appelli a difendere in ogni modo valori cristiani e famiglie e bimbi che “alieni vogliono abusare”» racconta Sebastian Maluszewski, docente dell’Università di Varsavia, a La Repubblica.

Nel mirino degli omofobi in Polonia c’è anche IKEA, l’azienda “rea” di aver licenziato un dipendente dopo che questo ha riportato sulla rete aziendale versi della Bibbia che invocano l’uccisione delle persone omosessuali. Di recente, 30 enti locali polacchi si sono dichiarati «zone libere dall’ideologia LGBT» e una rivista polacca ha distribuito degli adesivi per marcare queste zone.

Guarda il servizio di EuroNews

 

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