Bibbiano, Cassazione revoca l’arresto del sindaco: «Non c’erano le condizioni»

Il Sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, potrà tornare in Municipio e assolvere alle sue funzioni di primo cittadino. Ieri, infatti, la Cassazione ha deciso di revocare l’obbligo di dimora all’uomo, accusato di abuso di ufficio e falso per l’affidamento di locali per la cura di minori, nella triste vicenda che ha portato poi all’apertura dell’inchiesta Angeli e Demoni. Secondo quanto stabilito dalla Cassazione, non c’erano le condizioni per l’arresto del sindaco.

Un duro colpo per quelle forze politiche di destra che avevano strumentalizzato i fatti accaduti in Val d’Enza, avviando un sistema di disinformazione e propaganda, atto a svilire il partito di appartenza del sindaco, il PD, e la richiesta di maggiori diritti da parte della comunità LGBT. Basandosi sul fatto che una delle coppie coinvolte nello scandalo degli affidi illeciti fosse composta da due donne, infatti, il caso si era improvvisamente trasformato ne «la lobby gay che ruba i bambini agli etero», con tanto di placet da parte dei vertici, ben contenti di aver trovato un nuovo pretesto per vomitare odio e fare propaganda omofoba, usando la storia come scusa per non concedere diritti fondamentali come il matrimonio egualitario e le adozioni alle coppie dello stesso sesso, spostando così il polo dell’attenzione dell’orientamento sessuale di alcuni personaggi coinvolti nello scandalo e non nell’esecrabilità della situazione in sé. Ovviamente, nonostante il Tribunale dei Minori abbia parlato di sistema sano e la responsabilità di quanto accaduto sia ascrivibile solo ed esclusivamente ai singoli individui, la macchina del fango era stata già messa in moto e le speculazioni sulla vicenda erano alla portata di qualsiasi chiacchiera da bar.

«“Parlateci di Bibbiano”, ne stanno parlando i giudici con gli atti – ha dichiarato Stefano Vaccari, della segreteria nazionale del PD – facendo chiarezza rispetto al fango gettato dalla Lega. La giustizia sta accertando l’andamento dei fatti e noi siamo con i magistrati che svolgono il loro lavoro con professionalità e competenza. Ma coloro che hanno usato e strumentalizzato biecamente questa vicenda per cercare di trarre vantaggi politici con una campagna diffamatoria, distillando quotidiano veleno, devono solo chiedere scusa». Dello stesso avviso il segretario del PD Nicola Zingaretti che dichiara: «A chi ha utilizzato una storia di cronaca giudiziaria per organizzarci una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi!».

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