Foto: Jakeb Arturio Braden (Facebook)

«Mi dissero che ero troppo brutto per essere gay»

Accettare la propria fisicità talvolta è difficile, ma quando oltre i propri dubbi ed incertezze ci si mette di mezzo il body shaming, ovvero la derisione dell’aspetto fisico sulla base di alcuni canoni estetici, la situazione diventa ancora più critica.

In un servizio per la BBC diversi uomini omosessuali hanno confessato di star facendo di tutto per cambiare il proprio corpo, incluso l’uso di steroidi e chirurgia plastica, solo per essere “accettati” dalle altre persone LGBT. Diversi hanno affermato che la pressione esercitata dai social media e dalle app di appuntamenti sta inasprendo i problemi che credono di avere rispetto al loro corpo. Una fondazione di beneficenza di stampo LGBT, con sede a Manchester, ha affermato che i problemi di immagine stanno divenendo sempre più diffusi all’interno della comunità, problemi che hanno una più alta percentuale tra gli uomini gay e bisessuali rispetto a quelli etero.

Jakeb Arturio Bradea, uno dei ragazzi che ha raccontato la sua esperienza, ha detto che un uomo in un bar gay di Huddersfield nel West Yorkshire una sera gli disse di punto in bianco: «Sei troppo brutto per essere gay». Questo è solo uno dei tanti commenti da lui ricevuti, come spiega Jakeb: «I ragazzi con corpi straordinari ottengono commenti e attenzione». Ed è questo che ha portato l’uomo alcuni anni fa a far ricorso agli steroidi anabolizzanti, che se utilizzati in modo improprio, servono ad aumentare la massa muscolare. Prima però di arrivare a questa, Jakeb fase aveva cercato di modellare il proprio corpo attraverso gli allenamenti in palestra ma ad un certo punto si rese conto che ciò che la palestra poteva offrirgli non gli bastava più, facendosi convincere da un suo amico ad assumere sostanze illegali. Ovviamente, come molti sanno, tali sostanze creano dipendenza, come nel suo caso, con la conseguente insorgenza di un’insufficienza cardiaca la scorsa estate. «Non riuscivo a respirare, non riuscivo a dormire, ero a pochi giorni dalla morte – ha confidato l’uomo – Il cardiologo ha detto che se avessi fatto un’altra iniezione o fossi andato in palestra un paio di volte in più sarei morto». Trovatosi a pochi passi dalla morte, Jakeb ha deciso di porre fine l’assunzione di anabolizzanti ma continua ad avere problemi di salute per i quali riceve assistenza medica, affermando che a posteriori «non ne è valsa la pena».

Ha raccontato la propria storia anche James Brumpton, un ingegnere informatico di Lincoln che si è ritrovato a combattere contro il proprio corpo dopo aver incontrato un uomo in un locale gay. Arrivati a casa di quest’ultimo, nell’atto di togliersi la t-shirt, l’uomo lo guardò e con tono disgustato gli disse: «Belle braccia però». Questo ha spinto James a ricorrere ad una addominoplastica, affermando che «Ho permesso a un altro uomo di influenzarmi fino a farmi letteralmente rimuovere una parte di me». Qualcosa però è andato storto ed ora dovrà convivere con delle grandi cicatrici permanenti, il che lo hanno reso ancora più consapevole del suo corpo. «Da allora mi sono vergognato molte volte – ha affermato James – Un ragazzo con cui sono uscito una volta mi ha detto che dovevo andare a cercare i jeans nella sezione maternità perché ho i fianchi larghi».

Secondo i dati più recenti della British Association of Aesthetic Plastic Surgeons (Baaps) nel 2018 sono state eseguiti 179 interventi di addominoplastica sugli uomini, 18% in più rispetto all’anno precedente. Afshin Mohasebi, medico di questa associazione, ha detto che gli uomini gay si sottopongono molto di più ad interventi estetici rispetto agli etero: «Alcuni pazienti non hanno bisogno di un intervento chirurgico, hanno bisogno di un aiuto psicologico e anche coloro che hanno bisogno di un intervento chirurgico devono essere adeguatamente informati di tutti i potenziali rischi».

Le foto di “corpi sexy” guidano le vendite delle riviste gay, secondo Matthew Todd, un ex editore di Attitude, che ha dichiarato: «È stato difficile, ho cercato continuamente di mettere in copertina persone che non erano così: il primo uomo trans, la prima donna trans… Continuavo a fare questo genere di cose, ma non vendevano bene». Quando, nel 2010, ha pubblicato sulla copertina una foto di Stephen Fray «è stata una delle edizioni più vendute di sempre». L’osservazione di Todd trova riscontro anche nei post condivisi sui nostri social e quelli di altre pagine LGBT+, dove le foto di ragazzi con fisici tonici hanno un riscontro molto più ampio rispetto ai post che vanno incontro al concetto della body positivity.

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