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Accettare i figli transgender è un primo passo per prevenire l’HIV

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics ha evidenziato quanto un’educazione sessuale trans-inclusiva e una formazione specifica negli operatori del settore sanitario possano essere d’aiuto per prevenire la diffusione dell’HIV nei giovani transgender.

Negli Stati Uniti, i giovani transgender sono particolarmente esposti al rischio di infezione da HIV per via della farraginosa educazione sessuale fornita loro e, come spiega la principale autrice Holly B. Fontenot, «questo studio colma una lacuna critica nelle conoscenze su come progettare servizi di prevenzione dell’HIV per i giovani transgender».

La ricerca esamina i dati raccolti attraverso dei focus group di tre giorni con 30 giovani trans tra i 13 e i 24 anni provenienti da diversi punti degli Stati Uniti e reclutati attraverso annunci online pubblicati attraverso organizzazioni giovanili.

I giovani hanno discusso di esperienze e prospettive relative alle loro identità di genere, educazione alla salute sessuale e servizi di prevenzione dell’HIV. Secondo quanto riportato nello studio, i partecipanti al focus group i cui genitori erano favorevoli alla loro sessualità, identità di genere e attività sessuale, hanno affermato che erano più propensi a ricevere informazioni riguardo la propria salute sessuale.

Tuttavia questi erano in netta minoranza. La maggior parte dei giovani coinvolti nello studio lamentava un linguaggio poco trans-inclusivo da parte dei propri genitori e un’educazione sessuale che, quando presente, era scarsamente approfondita e decisamente poco supportiva.

Anche nella società esterna al nucleo familiare, sono diverse le barriere contro cui un* giovane transgender si deve scontrare, prima tra tutti la comunicazione con il partner sessuale. «Non chiedo quasi mai al mio partner di usare il condom – rivela un ragazzo nello studio – perché è come se pensassi che sono già fortunato ad aver trovato qualcuno che faccia sesso con me e sia meglio non sfidare la sorte».

Un altro importante scoglio è la preparazione degli operatori sanitari sull’argomento identità di genere e orientamento sessuale. Spesso, purtroppo, tali figure si dimostrano inadeguate ad affrontare un dialogo costruttivo e formativo sull’educazione sessuale e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST), cadendo in grossolani e irrispettosi errori che allontanano l’interlocutore.

Con una scuola che incentra l’educazione sessuale sul rapporto cishet (cisgender ed eterosessuale) e in mancanza di supporto da parte della famiglia, l’unico canale attraverso cui fare esperirenza e conoscenza di determinati argomenti rimane internet, con tutto ciò che ne consegue. Non tutti hanno la facoltà di discernere quale sia una fonte affidabile e quale no, e molto spesso l’unico maestro è il porno che mostra una realtà distorta e poco vicina alla realtà.

Risulta quindi evidente come un’adeguata formazione di tutte le sfere con cui interagiscono le persone trans durante l’adolescenza sia più che mai necessaria per prevenire la diffusione di MST di varia entità, prima tra tutte l’infezione da HIV.

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