Ddl Zan, opposizione all’attacco dell’articolo 6: bagarre alla Camera

Questa mattina è proseguito, per il terzo giorno consecutivo, l’esame in Aula alla Camera del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. Dopo l’approvazione spedita (rispetto all’elevato numero di emendamenti) dei primi 5 articoli, gli animi si sono scaldati nel corso della discussione degli emendamenti all’articolo 6, quello riguardante l’istituzione di una giornata nazionale contro contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.

Gli interventi dell’opposizione

Le destre hanno cercato di sopprimere del tutto l’articolo o, quanto meno di renderlo più generale come “giornata contro tutte le discriminazioni”. Un forte ostruzionismo è stato messo in campo da Lega e Fratelli d’Italia, con l’on. Alessandro Pagano che ha deciso di utilizzare i propri interventi per elencare alcuni precedenti di denunce e condanne avvenute in altri Paesi dove vi è una legge simile. Tra i casi di presunta ingiustizia citati dal deputato leghista, quello in cui «ti arriva la baby-sitter a casa, perché magari l’hai presa tramite un’agenzia, e tu la desideri in maniera diversa» oppure «affitti casa a una studentessa e ti si arriva un transessuale». Insomma, parrebbe che i detrattori di questa legge ritengano accettabile la discriminazione di una persona transgender in determinati lavori e per la concessione dell’affitto di un appartamento (come purtroppo succede).

Tali interventi che hanno scatenato la reazione dell’on. Giusi Bartolozzi, una delle deputate di Forza Italia favorevoli (con qualche riserva) al ddl Zan. «Lo sentivo dire che doveva sciorinare la filastrocca che si era conservato per tre mesi – ha affermato – Ai colleghi di Aula volevo ricordare che l’on. Pagano aveva presentato in Aula degli emendamenti dove parificava l’omofobia alla pedofilia, alla pederastia e alla zoocrastia. Io lo trovo un insulto questo. Non è consentito, non è possibile pensare di giocare su temi così importanti perché si deve fare lo show».

Le parole di Bartolozzi hanno scatenato una prima breve bagarre in aula, con urla provenienti dai banchi dei sovranisti. È sorto poi uno scambio di venute tra la minoranza favorevole alla legge all’interno di Forza Italia e l’on. Vittorio Sgarbi, il quale ha dato vita a una provocazione avulsa dalla discussione sul disegno di legge. «Cinema chiusi e Montecitorio è un teatro – ha affermato – Andrebbe chiusa l’attività di questo Parlamento in questo momento in cui teatri e cinema sono chiusi. Continuare qua con questa folla di persone ad andare avanti è contro il senso e contro la logica».

Lo spauracchio del gender nelle scuole

Il vero scontro è arrivato sul comma 6 dell’articolo 3, vale a dire la celebrazione della giornata contro l’omo-lesbo-bi-transfobia nelle scuole, per il quale è stato chiesto dalla Lega – ma senza accoglimento – il voto segreto. L’on. Flavio Di Muro ha mosso le proprie perplessità sul mandare a scuola dei minori in una giornata in cui si dovrebbe spiegare loro «cos’è la transfobia e cos’è un[a persona] transessuale», come se spiegare cos’è l’identità di genere possa in qualche modo turbare un bambino. Ciò appare particolarmente indicativo della disinformazione su certi temi anche all’interno delle istituzioni.

L’intervento dell’on. Silvia Benedetti del gruppo misto, che ha sottolineato come questa legge tutelerebbe gli stessi bambini dal bullismo, è stato più volte interrotto da nuove urla provenienti dall’ala destra della Camera, con Sgarbi che è stato espulso e portato via, costringendo una breve sospensione della seduta. «Nell’edificio sono scesi i deputati della Lega che gli hanno fatto da scudo creando un assembramento – ha raccontato il giornalista Simone Alliva – I commessi dopo essere passati a contatto con i deputati hanno preso di peso Sgarbi e portato fuori». «Lo faccio per tenere allenati i commessi» ha ironizzato il critico d’arte su Twitter.

Al momento della ripresa, parte dell’opposizione ha abbandonato l’Aula al fine di far venire meno il numero legale per la votazione, ma nonostante ciò il numero dei votanti è stato tale da ottenere il respingimento dell’emendamento. L’esame del ddl contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo alla Camera riprenderà martedì prossimo, augurandoci che finalmente potremmo mettere fine, con l’approvazione del ddl, a quello che qualcuno ha chiamato «un teatro».