Presentato il Partito Gay: «inclusivo, solidale, ambientalista e liberale»

Oggi Fabrizio Marrazzo – noto soprattutto per il suo ruolo di portavoce del Gay Center – ha presentato insieme all’ex presidente di Agedo Claudia Toscano e all’attivista transgender Vittorio Tarquini un nuovo soggetto politico LGBT+, che prende il nome di “PARTITO GAY per i diritti LGBT+” e il cui programma è disponibile sul sito ufficiale www.partito.gay.

«Riteniamo che noi persone LGBT+ non possiamo più delegare le nostre istanze a terzi e, allo stesso tempo, possiamo essere una forza propulsiva e innovativa per il Paese – ha affermato Marrazzo durante la presentazione nella diretta Facebook di questa mattina – Con vari attivisti LGBT+ vogliamo creare un nuovo soggetto politico che rappresenti le nostre aspirazioni, le nostre idee e i nostri valori, per realizzare un Paese moderno, inclusivo, solidale, ambientalista e liberale, anche insieme a chi LGBT+ non è».

L’attivista LGBT+ ha elencato diverse circostanze nel contesto dell’emergenzia sanitaria causata dal Covid-19, e non solo, nelle quali le persone LGBT+ sono state dimenticate dalle istituzioni. «Negli anni – ha aggiunto – abbiamo tentato prima di esprimere il nostro voto e far comprendere alle forze politiche quali fossero le principali emergenze socio-economiche avvertite dalla comunità LGBT+ e non solo. Ma abbiamo trovato molto spesso interlocutori inadeguati o non affidabili».

Pronto a scendere in campo sin dalle prossime elezioni amministrative che si terranno in diverse città d’Italia durante la prossima primavera, il Partito Gay ambisce a percentuali significative. Come ha spiegato Marrazzo, secondo alcune indagini le persone LGBT+ in Italia costituirebbero il 12.8% della popolazione e i sondaggi sull’eventuale appoggio di un partito politico di questo tipo vanno dal 6% al 15%.

Le prime critiche

Sui social non sono mancate le prime critiche nei confronti della nascita di questo progetto politico, a partire da quel “Gay” nel nome che sembrerebbe portare il focus su una parte precisa della comunità LGBT+ (di certo quella meno invisibilizzata): c’è chi avrebbe preferito “Partito Queer” o “Partito LGBT+”. Non troverà poi il consenso di un’importante fetta della comunità la scelta di presentarsi come una forza politica liberale. Delle perplessità, infine, sono state avanzate sull’ulteriore frammentazione che potrebbe portare il Partito Gay a centro-sinistra.

Tra i più critici vi è Luca Paladini, portavoce de I Sentinelli di Milano. «Credo non possa esistere rispetto alla mia sensibilità qualcosa di più distante da una progetto del genere – ha affermato su Facebook – Lottiamo da anni per contaminare i nostri vissuti, le nostre identità dentro battaglie collettive a difesa di tutti i diritti. Confinarci come i panda dentro un Partito è un’operazione retrograda, piccola, autoreferenziale. Inutile. Ciascuno faccia quello che vuole ma io li dentro non ci finirò mai perché amo guardare oltre il mio ombelico».

Ancora più tranchant è stato il commento dell’attivista LGBT+ Luca Trentini. «Vero che sentivate tutti la necessità di un partito gay? – ha chiesto in un post – Lo hanno lanciato stamattina. Lo dico chiaro e netto: non in mio nome! L’identitarismo è una gran brutta bestia. E il corrispettivo LGBT del partito di Adinolfi appare davvero grottesco».

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