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Le storie poco conosciute di due santə transgender

Nonostante la recente apertura della Chiesa nei confronti delle persone trans, poco si parla delle storie di santi transgender della prima cristianità sepolte da misoginia e transfobia. Proprio per ridare dignità a santi e beati transgender o di genere non conforme, lo storico Roland Betancourt, ha scritto per Advocate un piccolo spaccato sulle loro storie dimenticate.

Numerose agiografie che vanno dal V al IX secolo descrivono le storie di individui a cui era stato assegnato alla nascita il genere femminile e hanno vissuto la vita adulta come uomini nei monasteri. «La popolarità di queste storie nel Mediterraneo cristiano – scrive Betancourt – è palpabilmente evidente poiché sono state tradotte in dialetti copto, siriaco, etiope, armeno, arabo e latino».

Ogni donna che si farà maschio entrerà nel regno dei cieli

Già nel Vangelo apocrifo di Tommaso (II sec. d.C), Gesù rimprovera Pietro per aver suggerito che Maria Maddalena non fosse degna della loro compagnia. Il Cristo, stando alla fonte, afferma che «la farà maschio» e che ogni donna che «si farà maschio entrerà nel regno dei cieli».

Dello stesso pensiero, probabilmente, Perpetua, martire cristiana dell’inizio del III secolo (in copertina in sieme a Santa Felicita). La notte prima della sua esecuzione, infatti, la santa avrebbe sognato il proprio corpo nudo, improvvisamente trasformato in uno maschile. Quello che, in questo caso, è una metafora misogina sull’ascesa spirituale destinata a delle qualità prettamente maschili, è diventata spunto di ricerca agiografica per Betancourt.

Ilarione di Gaza

Molto interessante la storia di Ilarione di Gaza, che decise di vivere da asceta la sua età adulta. Negli ultimi anni della sua vita, dopo nove anni di ritiro, il santo riceve la visita della sorella, che non lo riconosce a causa del suo cambiamento. A Ilarione, infatti, sarebbe stato assegnato alla nascita il genere femminile, tanto che gli altri monaci avrebbero pensato si trattasse di un individuo che all’epoca veniva chiamato “eunuco”, e che oggi viene indicata in modo più inclusivo come persona intersessuale.

«Anche per i suoi seni non erano come quelli di tutte le donne – narra l’agiografia – Soprattutto, era rimpicciolita dalle pratiche ascetiche e anche il suo ciclo mestruale si era fermato a causa della privazione. Quando vide la sua sorella laica, la conosceva: ma la sorella laica non conosceva sua sorella, il monaco. Come avrebbe potuto conoscerla dal momento che la sua carne era appassita a causa della mortificazione e il suo aspetto era solo pelle e ossa? Oltre a tutto questo, indossava un abito da uomo».

Risulta molto importante la scelta delle caratteristiche fisiche volte a dimostrare la trasformazione spirituale e corporea del monaco.«Non possiamo ignorare le potenti trasformazioni del corpo  – scrive Betancourt – poiché queste storie hanno descritto eloquentemente come le caratteristiche sessuali secondarie dei santi siano cambiate nel corso della loro vita».

«Ora, più che mai – conclude – abbiamo bisogno di letterature trans affermative che promuovano e sostengano la ricca e complessa storia della varianza di genere. Non solo guardando agli autori moderni, ma guardando in profondità nel nostro passato antico e medievale per pensare al posto che le figure trans hanno giocato nella storia».