Roma, 12enne aggredito per lo smalto alle unghie: «fr**io di me**a, sei maschio o femmina?»

Dopo il caso della 12enne di Torino, aggredita fuori dalla propria scuola per aver avuto una borsa arcobaleno, emerge un nuovo caso ai danni di un coetaneo a Roma. Il giovane si trovava al parco con delle amiche, quando un numeroso gruppo di ragazzi si è avvicinato rivolgendogli insulti omofobi per via dello smalto sulle unghie, per poi lanciando delle uova su di lui e le sue amiche.

A denunciare l’ennesimo episodio di omotransfobia è Claudia, la madre del minore, in un’intervista a TPI. La donna parla del proprio figlio come un ragazzo dai capelli lunghi, che ama mettere lo smalto colorato e l’eyeliner, e che è affascinato dal mondo Lgbt, tanto da avere con sé una borsa arcobaleno.

Claudia racconta che, lo scorso 8 giugno, suo figlio era in un parco del quartiere Infernetto con le amiche per festeggiare la fine della scuola. Un momento di spensieratezza interrotto dall’arrivo dei bulli, che ha iniziato a provocarli. Il 12enne e le sue amiche hanno deciso di ingorarli, ma a quel punto sono arrivate le uova, che hanno provocato al giovane un livido.

A fare più male sono gli insulti omofobi urlati dal folto gruppo di coetanei: «Fr**io di me**a! Gay schifoso! Sei maschio o femmina?». Termini offensivi sono stati rivolti anche alle amiche che hanno tentato di difenderlo: «Puttane, troie! Quanto vuoi per un bocch**o?». A una di loro sarebbe anche arrivato un calcio.

«Mio figlio nei giorni successivi non è voluto uscire – racconta la madre – l’idea di andare al parco lo angoscia. Mi aspettavo di trovarmi di fronte dei ragazzi più grandi, invece sono tutti ragazzini dell’età di Filippo (nome di fantasia, ndr), e questo mi ha sconvolto. Ho scritto un post sulla pagina del quartiere e ho avuta una risposta importante. Abbiamo organizzato un flash mob per sabato per dare una risposta a questa situazione e anche per fare in modo che Filippo faccia pace con questo luogo».

Sebbene il fatto sia stato segnalato ai Carabinieri e alla scuola dei ragazzi, Claudia racconta che le famiglie di coloro che hanno aggredito suo figlio non si sono fatte sentire. «Finora nessuno dei genitori di questi ragazzi è venuto a parlare con noi – spiega – Eppure la storia è nota e le scuole sono state coinvolte. Sono ragazzini piccoli, è stata un’azione di branco, però ogni giorno se ne sente una».

 

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