Ddl Zan, Italia Viva come Penelope: alla Camera tesse, al Senato disfa

Gli emendamenti presentati da Italia Viva al Senato sul disegno di Legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, ricordano l’omerica figura di Penelope. La figlia di Icaro, nella ventennale attesa del ritorno del marito Ulisse, aveva infatti trovato uno stratagemma per procrastinare la scelta di fronte alle richieste dei proci di diventare la moglie di uno di loro.

I parallelismi che possono essere fatti sono davvero tanti. A partire dell’assonanza dell’insulto con cui vengono appellati quotidianamente coloro che richiedono l’approvazione del ddl Zan, fino al comportamento degli esponenti renziani, che non solo non sembrano preoccupati di allungare i tempi – emendare il testo significa rispedirlo alla Camera – e mettere a rischio la legge, ma addirittura vogliono eliminare gli stessi articoli voluti e aggiunti tramite degli emendamenti da loro stessi alla Camera.

Nella giornata di ieri, infatti, il capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone, insieme a quello della Commissione giustizia, Giuseppe Cucca, hanno presentato quattro emendamenti, nei quali si chiede di eliminare gli articoli 1 e 4 del testo della proposta. L’articolo 1, che introduce le definizioni di “orientamento sessuale”, “identità di genere”, “sesso” e “genere”, era stato fortemente voluto da Italia Viva alla Camera, e aggiunto grazie un emendamento dell’onorevole Lucia Annibali. L’intendo è quello di eliminare del tutto i riferimenti all’orientamento sessuale e all’identità di genere, per parlare invece di “omofobia” e “transfobia”, come veniva fatto nel ddl Scalfarotto. Lo stesso partito aveva votato in favore del ridondante articolo 4, noto come “clausola salva-idee”, sul quale aveva anche esercitato una certa pressione all’interno dell’ex maggioranza insieme ai cattodem e a Forza Italia. A completare l’opera è una ridondante postilla che ribadisce l’autonomia scolastica per quanto riguarda la giornata contro l’omo-lesbo-bi-transfobia, che strizza l’occhio alle richieste del Vaticano.

Suona ora grottesco che i senatori di Italia Viva vogliano disfare al Senato ciò che i propri compagni di partito hanno tessuto alla Camera. L’ultimo parallelismo con l’Odissea ce lo offre la senatrice del M5S Alessandra Maiorino, che commenta: «Gli emendamenti di Italia viva al ddl Zan sono un fine trucchetto o, per chiamarli più precisamente, sono un cavallo di Troia. Modifiche all’apparenza ragionevoli che però non trovano accoglienza nella comunità Lgbti».

Ancor più grottesca è la rivendicazione del leader Matteo Renzi che parla del ddl Zan per la prima volta in un’intervista dal titolo «La sinistra fa i convegni ma si fa bocciare le leggi. Serve dialogo sui diritti». Peccato che per non affossare il ddl Zan basterebbe il voto favorevole del suo partito. Mentre PD, M5S e LeU vogliono approvare la legge così com’è e si dicono pronti alla prova del voto segreto, molti rappresentanti di Italia Viva (ma non tutti) insistono che si rischierebbe di non raggiungere la maggioranza. Ma l’esperienza della Camera dovrebbe insegnarci che il voto segreto potrebbe portare voti anche dai partiti dichiaratamente contrari, e rappresentare dunque un vantaggio.

Se Italia Viva dovesse cristallizzarsi sulla propria posizione, è inevitabile che avrà l’appoggio delle destre, pronte a votare qualsiasi emendamento che scongiuri l’immediata approvazione della Legge Zan. A quel punto aspettiamoci altri lunghi mesi di nuovi sgambetti, rinvii, trucchetti ostruzionistici. Non aspettiamoci però la fiducia del Governo a salvarci, come auspica oggi Faraone, perché grazie al rottamatore fiorentino nell’esecutivo – oltre ai forzisti – c’è anche Salvini, colui che ha appena firmato la “Carta dei valori europei” insieme a Viktor Orbán.

Quel che conta è garantire una tutela alle persone vittime di omotransfobia, misoginia e abilismo. Se questo non dovesse essere portato a termine, non veniteci a dire che è stato “Nessuno”.