Il Vaticano minaccia un conflitto diplomatico se l’attuale testo del ddl Zan dovesse passare

La Chiesa non ce la fa a interrompere la sua tradizionale oppressione nei confronti minoranze sessuali e così, ancora una volta, entra a gamba tesa nel dibattito politico del nostro Paese, chiedendo per ancora una volta alle vittime di violenza omotransfobica di porgere l’altra guancia. Lo aveva fatto in occasione delle unioni civili, arrivate in estremo ritardo nel 2016, e lo rifà oggi, ma in modo inedito per il ddl Zan, appellandosi per la prima volta nella storia al Concordato, il documento del 1984 che regola il rapporto fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, lo scorso 17 giugno, il segretario monsignor Paul Richard Gallagher avrebbe consegnato all’ambasciata italiana in Vaticano una nota in cui la Santa Sede esprime le proprie “preoccupazioni” sul disegno di legge fermo in commissione giustizia al Senato. «Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato – si legge nella nota – riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato».

Sotto accusa, ancora una volta, sono le presunte limitazioni della libertà di espressione che la Legge Zan comporterebbe. Preoccupazioni che, tuttavia, non erano mai state avanzate per la Legge Reale-Mancino, che prevede le stesse norme nei confronti di chi compie reati di violenza o discriminazione basati sull’etnia, la nazionalità e… il credo religioso! Il Vaticano, dunque, teme che i propri sacerdoti, in più occasioni protagonisti di dichiarazioni aberranti contro le persone LGBT+, possano essere perseguite penalmente e tenta di fare scudo con un’arma inedita.

Ci sono due personaggi, il cui ruolo è centrale in questa vicenda e di cui si attendono le dichiarazioni, che sono mancate per troppo tempo. Il primo è il supremo pontefice, che alterna ormai da anni dichiarazioni di apertura al mondo LGBT+, ad altre decisamente meno felici, lasciando spazio nel frattempo alle ingerenze omotransfobiche della Chiesa in Italia e in Polonia. L’altro, che ci riguarda più da vicino è il premier europeista Mario Draghi, che da inizio mandato ha trovato il tempo per pronunciarsi sulla Superlega ma non su una legge di civiltà come il ddl Zan. Il suo silenzio, volente o nolente, ora ha le ore contate.

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