Ddl Zan, Italia Viva rigira la frittata. Pillon: «Emendamenti simili ai nostri»

Si è infuocato il dibattito sul disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo dopo che Italia Viva ha deciso di presentare, tramite il capigruppo al Senato Davide Faraone, quattro emendamenti che vanno disfare le stesse modifiche avanzate o appoggiate dai renziani alla Camera, in linea con le pressioni della nota verbale del Vaticano sulla presunta violazione del Concordato. Mentre PD, M5S e LeU sono ancora compatti nel voler portare al voto il testo di legge attuale, Italia Viva sostiene che non ci sarebbero i numeri e propone una mediazione con le destre per portare a casa la legge.

Le accuse del PD e del M5S

Davide Crippa, capogruppo del M5S alla Camera, chiede che si voti l’attuale testo il prima possibile.«Approvare il ddl Zan è un segno di civiltà – dichiara il deputato – significa rispetto per tutte quelle persone che, quotidianamente, vivono sulla loro pelle violenze e discriminazioni. Risultano davvero incomprensibili le posizioni di Italia viva, in ballo ci sono diritti civili, uguali per tutte e tutti. Per questo bisogna arrivare quanto prima al voto in Aula».

Monica Cirinnà paragona il comportamento dei senatori di Italia Viva a quello del M5S alla vigilia della mancata approvazione del suo disegno di legge sulle unioni civili, che costò lo stralcio dell’introduzione della stepchild adoption. «Se Italia Viva vota i numeri in Senato ci sono – sostiene la senatrice del PD in una nota – La prova sta nei numeri del Conte 2 che non è mai stato sfiduciato finché Renzi votava a favore. Lui gioca su questo, gioca sui numeri. Faccio un appello alla coscienza dei 17 parlamentari di Iv che sono stati eletti con i voti del PD, li conosco e sono convinto che non si faranno guidare in un’operazione di pura tattica politica, Renzi sta facendo l’occhiolino alla Lega e a FDI per trattare sull’elezione del Presidente della Repubblica e sulle future elezioni».

Cirinnà poi la tocca piano: «Del resto un partitino che ha il 2% ha solo due opzioni: o guardare all’area a lui limitrofa, quella centrodestra oppure buttarsi dal Ponte d’Ariccia. Questo di Renzi è un suicidio politico, la sua posizione sta facendo scivolare l’Italia verso l’Ungheria di Orban. Io fino a ieri pensavo Salvini come Orbán, adesso invece sembra Renzi come Orbán».

Le repliche di Italia Viva

Maria Elena Boschi nega che ci sia un’alleanza in corso tra Italia Viva e la Lega e definisce «suicida» il comportamento del PD e del M5S. «Insistono per andare in aula senza modifiche – dichiara la deputata al Gazzettino – solo per nascondere le loro divisioni interne. Tutti sanno bene che così la legge, al Senato, non passerà mai. Noi di Iv avremmo potuto lasciarli fare e mandarli a sbattere perché a scrutinio segreto mancheranno all’appello non i voti di Iv, ma quelli di molti grillini e democrat».

Proprio basandosi su una stima dei voti – che non trova d’accordo il resto del centrosinistra – Boschi giustifica poi il cambio di direzione del proprio partito: «Abbiamo votato la legge Zan alla Camera perché era la migliore mediazione possibile in quel momento. E lo rifarei. Purtroppo al Senato i numeri ora non ci sono. Ci sono moltissimi malumori dentro a M5S e Pd. Vuoi per questioni merito, vuoi per le fibrillazioni politiche interne, vuoi per la posizione della Chiesa che pesa sulla campagna elettorale a Roma. […] Se anche solo FI desse il via libera significherebbe dare alla legge la possibilità di passare».

Sembra aver cambiato idea anche Ivan Scalfarotto. Qualche settimana fa, il deputato di Italia Viva aveva caldamente invitato i senatori del proprio partito a non cercare una mediazione e di andare al voto, anche sulla brutta esperienza del ddl contro l’omotransfobia che portava il suo nome. Ora, sulle pagine del Corriere, Scalfatotto sembra allineato con Renzi e parla degli emendamenti presentati da Italia Viva come «sacrifici necessarie» per «portare a casa la legge».

La viceministra Teresa Bellanova rigira clamorosamente la frittata, rispondendo all’accusa del PD e del M5S di cercare un’allenza con la destra con una contro-accusa analoga, in una sorta di specchio-riflesso. «Le vogliamo chiamare prove tecniche di alleanza strategica? – dichiara al Giornale – Proprio sulla pelle di chi la legge punta a tutelare? Perché se fosse così il re non solo è nudo, ma nudissimo. Preferisco augurarmi che da qui alla prossima settimana anche tra Pd e 5 Stelle prevalga la ragionevolezza alla luce della verità».

«Le modifiche proposte non spostano di un centimetro il livello di protezione da violenza e discriminazioni della minoranza Lgbt ma eliminano, correttamente, punti che, al di là del giudizio personale di ciascuno di noi, hanno incontrato e registrato più di una perplessità tra molti senatori, anche democratici e pentastellati, per non parlare delle istanze che arrivano dal mondo delle donne (si riferisce alla minoritaria corrente “gender critical”, ndr) e delle considerazioni giuridiche espresse anche pubblicamente sulla stampa».

Pillon gradisce gli emendamenti di Italia Viva

Se nessuno nel centrosinistra sembra apprezzare lo sforzo di mediazione di Italia Viva, a destra c’è chi sembra sposare le modifiche proposte dai renziani. Stiamo parlando del senatore leghista che più di ogni altro si è reso protagonista di affermazioni e proposte controverse sui temi LGBT+: Simone Pillon.

«Gli emendamenti presentati da Italia viva sul ddl Zan? – commenta all’Adkronos – Se Pd, M5s e Leu ne fanno una questione di bandiera e vogliono dimostrare ai loro di essere morti con la bandiera in mano, se ne assumano la responsabilità. Noi abbiamo presentato emendamenti molto simili ad Italia Viva. Da parte della Lega è stata dimostrata la più ampia delle disponibilità a trattare e a trovare punti di incontro anche partendo dal testo Zan, cosa che noi non avremmo voluto fare. Quindi, se adesso si rimangiano la parola, problemi loro».

 

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