Se la tronista transgender di Uomini e Donne sostiene di non essere più tale

In un Paese dove lo spazio riservato dai media alla rappresentazione transgender è a dir poco ridotto, l’arrivo della prima donna transgender nel ruolo di tronista ha posto – forse inconsapevolmente – un peso enorme sulle spalle di Andrea Nicole, la 29enne milanese che nelle prossime settimane presenzierà nell’iconico studio di Uomini e Donne. Il messaggio affidatole è semplice quanto potente: l’uguaglianza dietro la diversità di una ragazza con un genere elettivo diverso da quello assegnatole alla nascita.

È bastata, però, una prima intervista, rilasciata a FQMagazine per Il Fatto Quotidiano, a mettere in risalto una visione errata e pericolosa del transgenderismo da parte di Andrea Nicole, che in poche parole sostiene che sarebbe un errore definirla una donna transgender, in quanto avrebbe completato il percorso medicolegale – stabilito dalla legge 164/82 – che la porta oggi ad essere una donna.

A darle il La è l’intervistatore Giuseppe Candela, che osserva erroneamente: «Alcuni definiscono il suo trono transgender, in realtà la sua transizione c’è già stata». «Ho visto titoloni secondo me errati – risponde la tronista – Transgender definisce una persona che è in fase di transizione, io ho completato il mio percorso otto anni fa. Da otto anni anche per la legge italiana sono una donna, sul mio documento c’è scritto sesso femminile. Trono transgender fa gola ma vanifica in qualche modo il mio percorso, non ho fatto questo percorso per essere definita tutta la vita transgender. Sarebbe come non riconoscere un traguardo che ho conquistato, non è stato facile e non ci è voluto poco».

Dall’obsoleto punto di vista legale, la 29enne ha ragione, poiché il nostro ordinamento non prevede la “condizione transgender”, ma la persona passa, per la legge, da “maschio” a “femmina”, nel momento del cambio del documento, associato alla medicalizzazione obbligatoria (che prevede una terapia ormonale). Da un punto di vista scientifico e identitario, tuttavia, una donna transgender è una donna dai primissimi anni d’età, quando si forma la sua identità di genere, e il transgenderismo non ha a che vedere con un periodo temporaneo della vita della persona.

Sebbene Andrea Nicole sia libera di autodefinirsi e chiedere di riferirsi a lei come meglio crede, le sue dichiarazioni fanno disinformazione e cancellano l’identità di tante persone transgender che non hanno terminato – o che non intendono farlo – un percorso di transizione medicalizzato. Il suo discorso crea una gerarchia dei generi, che assegna un genere differente a seconda del livello di medicalizzazione e delle conquiste sul piano giuridico della persona; oltre ad alludere al fatto che “transgender” sia quasi un genere “intermedio” tra uomo e donna, riservato a chi non ha cambiato, o non può cambiare, nome e genere sui documenti. L’essere donna (o uomo, o persona non binary) diventa un traguardo da raggiungere, da meritarsi, e non invece una caratteristica intrinseca dell’individuo.

Se Andrea Nicole non vuole che si sottolinei il proprio passato (che ha tuttavia raccontato nella prima registrazione del programma) e non riconosce nella “donna transgender” un’idenità politica, è una volontà che va accettata. Ma prima di farsi veicolo di un messaggio come quello lanciato nella sua prima intervista, sarebbe bene informarsi e acquisire una consapevolezza che non smonti, sul cavallo di un’improvvisa visibilità, il duro lavoro di decenni di attivismo trans*.

Sesso biologico e identità di genere

Il sesso biologico è l’appartenenza biologica al sesso femminile, maschile o intersessuale determinata dai cromosomi sessuali e dai caratteri sessuali secondari, vale a dire dagli organi riproduttivi accessori e da altre differenze esteriori che non sono direttamente implicate nella riproduzione. Solitamente il genere assegnato alla nascita coincide con il sesso biologico, ma nei primi anni d’età l’individuo sviluppa un’identità di genere che può discordare da esso. In questo caso il suo genere assegnato alla nascita differisce dal genere elettivo, si parla dunque di persona transgender, che non ha a che vedere con il percorso medicolegale eventualmente intrapreso e/o terminato.