Era una tranquilla serata di fine estate per i gestori di Barattolo a Sud, un cocktail bar a tinte queer di Leverano, in provincia di Lecce. Poi sono arrivati degli insoliti clienti, che hanno iniziato a inneggiare al fascismo e che, alla richiesta di allontanarsi, hanno dato vita ad alcuni insulti omofobi e a un’aggressione che fortunatamente non è degenerata, grazie soprattutto all’intervento di alcuni lavoratori di una pizzeria situata nelle vicinanze.
A denunciare il fatto è la pagina Facebook di Brarattolo a Sud. «Poco fa siamo stati vittime di un aggressione fascista e omofoba! – si legge nel post pubblicato dopo la chiusura del bar lo scorso 24 agosto – I fatti: dopo aver sentito dire da alcuni clienti di essere orgogliosamente fascisti abbiamo cercato di mandarli via, quindi ci siamo trovati travolti da schiaffi e spintoni ma, grazie all’aiuto degli amici della Pizzeria da Franco, abbiamo evitato il peggio! Sperando che certi episodi non si ripetano ci dichiariamo orgogliosamente frocie e antifasciste!».
Numerosi i messaggi di solidarietà da parte dei clienti, che nei commenti hanno condannato il gesto degli aggressori ed espresso il proprio supporto ai gestori.
Le dichiarazioni delle associazioni LGBT+ salentine
«Episodi del genere, a pochi giorni dal Salento Pride a Brindisi, ci fanno comprendere come la strada per l’inclusività e la parità nei diritti sia ancora lunga – dichiara a NEG Zone Roberto De Mitry, presidente dell’associazione LGBT+ locale Rainbow Network – Solidarietà a Barattolo a Sud e plausi per aver scelto Leverano per avviare questo centro queer e antifascista in pieno centro e portare arte e rivendicazioni intersezionali in un Paese che ha voglia di arte, cultura e diritti».
«Riguardo ai responsabili – aggiunge De Mitry – ci auguriamo che possano ravvedersi e incominciare quel processo di comprensione e inclusione, senza ideologie e preconcetti. Inoltre, un grazie allo staff della Pizzeria da Franco, una istituzione a Leverano».
Della stessa idea Pippi Todisco, presidente di Arcigay Salento, che sostiene si tratti «ancora una volta di un problema culturale» e che «abbiamo bisogno di cambiare la visione che si ha nella società». «Non possiamo ancora nel 2021 assistere a episodi di questo tipo – ci dice – per cui c’è qualcuno che si definisce “fascista” e definisce gli altri “mezzi uomini” (uno degli insulti rivolti dagli aggressori, ndr). Speriamo che la giustizia faccia il suo corso».
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