Il sito cattolico statunitense The Pillar sostiene di aver scoperto l’esistenza di almeno 16 utenti su Grindr, situati all’interno del Vaticano. E, questo, sta aprendo alle possibilità di outing per sacerdoti di alto rango all’interno delle mura della Santa Sede.
Appena un mese fa, lo stesso blog ha fatto outing a uno degli amministratori della Conferenza Americana dei Vescovi Cattolici. La pubblicazione annotava il fatto che sarebbe stato tracciato Monsignor Jeffrey Burrill presso bar e saune gay. Ma non solo. Usando dati legati al telefono di Burrill, The Pillar avrebbe scoperto l’esistenza di un profilo Grindr appartenente al monsignore. Per evitare guai con la Chiesa e le organizzazioni cattoliche, Burrill si è recentemente dimesso dal suo incarico.
Ora, invece, il blog statunitense ha lanciato un’altra bomba, questa volta direttamente sul territorio del Vaticano. Secondo The Pillar, infatti, i dati mostrano «almeno 16 cellulari che emettevano segnali dall’applicazione per dating e hookup gay, Grindr». E ciò sarebbe accaduto per almeno 4 giorni tra Marzo e Ottobre 2018 all’interno delle aree non pubbliche di Città del Vaticano. Altri 16 dispositivi sarebbero stati analizzati e sarebbero stati trovati dati da parte di dating/hookup apps, sia eterosessuali che omosessuali.
Non è ancora molto chiara la reazione della Chiesa ma, secondo il New York Times (che ha descritto il Vaticano come “sulle spine” riguardo la situazione), c’è già stato un incontro tra i rappresentanti del The Pillar e il Vaticano, il 17 Luglio scorso. Al momento non si hanno ulteriori notizie sull’esito dell’incontro.
La risposta di Grindr
In risposta alla notizia del blog, anche Grindr ha rilasciato delle dichiarazioni. In particolare, l’azienda ha tenuto a precisare di aver già lanciato un’investigazione sull’incidente, che potrebbe essere valutata dagli utenti come una violazione della propria privacy. Ma ha anche aggiunto come i blogger avrebbero, comunque, utilizzato delle descrizioni «vaghe e incomplete» riguardo il modo in cui abbiano ottenuto i dati. «Non crediamo che Grindr sia all’origine del rilascio dei dati – spiegano dai vertici dell’azienda – Né, tanto meno, crediamo che le prove riportate possano dimostrare che questo sia il caso. Grindr non vende dati riguardo i propri utenti a nessuno». All’inizio di quest’anno, tuttavia, Grindr è stata multata per una somma pari a 8,5 milioni di sterline dalla Norwegian Data Protection Authority: le autorità, infatti, hanno scoperto che l’applicazione vendeva i dati dei propri utenti a 5 diverse piattaforme di pubblicità.
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