Sem&Stènn: «La nostra storia ricorda un po’ quella di Call Me By Your Name» – Intervista

Vi ricordate di Sem&Stènn, l’eccentrico duo electropop che calcò il palco di X-Factor nel 2017? L’avventura nel talent di Sky, nonostante gli apprezzamenti di giudici e colleghi, s’interruppe un po’ prematuramente già al terzo live, per la delusione di una buona fetta di pubblico LGBT.

Il loro percorso musicale è comunque proseguito imperterrito, con la pubblicazione del primo LP Offbeat, totalmente in inglese, nel corso del 2018. Ma, come ci hanno raccontato loro stessi in questa intervista, non è che l’inizio…

L’intervista

Bentrovati ragazzi, vi abbiamo conosciuti due anni fa a X-Factor come quota frizzante e alternativa del team di Manuel Agnelli, che tra l’altro fece un featuring nel vostro singolo “Baby Run”. Che ricordo avete dell’esperienza? Siete ancora in contatto con il vostro ex giudice e gli altri compagni d’avventura?
Una bellissima esperienza, un po’ come esibirsi ai Video Music Awards. Con Manuel è rimasto un bel rapporto di amicizia, ci vediamo per le feste e ci scambiamo regali, mentre con gli altri ragazzi ci sentiamo di tanto in tanto, è sempre bello rivedersi quando capita.

A proposito di featuring, lo scorso anno avete “ospitato” anche il dj salentino Populous nel brano “Bravo” presente nel vostro disco d’esordio, mentre proprio di recente siete apparsi nel  brano “Gloss & Glitter” della youtuber Muriel, traccia peraltro scritta e prodotta da voi. Come  sono nate queste collaborazioni, con personaggi anche piuttosto lontani tra loro a livello artistico?
Populous l’abbiamo conosciuto virtualmente, ma apprezzavamo le sue produzioni da tempo e lo volevamo nel disco a tutti i costi. Con Muriel c’è una bellissima amicizia e quando ci ha parlato del suo progetto, ci siamo messi ad abbozzare Gloss & Glitter ed è venuta fuori la colonna sonora delle nostre serate per clubs di Milano, make up glitteroso e un amore folle per Charli XCX.

Abbiamo sentito che c’è ora in cantiere un nuovo progetto, per la prima volta in lingua italiana. Potete dirci di più, anche riguardo ai tempi di uscita? E cos’altro bolle nella pentola di Sem&Stènn?
Ci siamo presi un po’ di tempo dal primo disco perchè avevamo bisogno di fare ricerca e per questo siamo stati ad un sacco di concerti, abbiamo ascoltato tantissima nuova musica, e trovato ispirazione anche dove non pensavamo. Siamo appena rientrati in studio e il primo singolo arriverà a breve, intanto il 28 maggio uscirà Abramovic, un pezzo di Duilio de I Giocattoli dove noi siamo in feat.  Potrete sentire come suoniamo in italiano (ridono, ndr).

È ben noto che siate una coppia anche nella vita reale. Come vi siete conosciuti, essendo originari di due parti d’Italia molto distanti tra loro (uno di Brescia, l’altro di Siracusa)?
In un blog di musica, 10 anni fa. Non c’era GRINDR ai tempi, ed eravamo due adolescenti gay ingenui che giocavano a fare gli amici etero che si dicevano “ti voglio bene”. Era indefinito ma magico allo stesso tempo, la nostra storia ricorda un po’ quella di “Call Me By Your Name”, ma con un finale decisamente diverso.

Il nostro Paese sta vivendo una fase piuttosto critica in termini di diritti e tutela delle persone LGBTQ, con un governo decisamente reazionario in materia d’inclusione. È notizia di questi giorni la dichiarazione del vicepremier Di Maio, secondo cui le unioni civili sarebbero più che sufficienti, senza una reale esigenza di passare al matrimonio egualitario. Qual è la vostra opinione in merito?
Di Maio è la stessa persona che non ha votato a favore della legge Cirinnà e poi l’ha definita una  buona legge, è difficile potersi fidare. Esattamente cosa toglie il matrimonio egualitario al matrimonio  tradizionale? Ci arriveremo, prima o poi, di solito ci arriviamo 10 anni dopo, in media. Il problema di questo paese è che è vecchio, perchè tra i millenials e le generazioni di poco precedenti, queste questioni ideologiche non se le pone più nessuno.

Sempre in merito di diritti arcobaleno, siete coinvolti in qualche forma particolare di attivismo o di progetto (anche artistico) legato al tema?
Ci siamo esibiti in diversi Pride, da Milano ad Amburgo, e sfilato come Heroes Ambassador x Levi’s all’Euro Pride di Stoccolma. A parte questo, oggi per essere attivisti basta anche alzare la mano e dire “sì sono gay” senza aver paura delle conseguenze, e credeteci che non è cosa banale. Per noi è importante che la comunità LGBT esca dai suoi confini e ambienti soliti e “invada” gli spazi comuni: musica, arte, letteratura, intrattenimento. Facciamoci conoscere, mostriamoci al mondo.

Avete riscontrato qualche forma di discriminazione o chiusura nel vostro ambiente di lavoro?
In Italia il maschilismo è soprattutto ai vertici delle istituzioni importanti, anche nel mondo della musica. Ci sono addirittura artisti che non possono dire di essere gay.  Le porte in faccia sono state tante ma noi le sfondiamo a colpi di scettri lunari se necessario, non ci  facciamo inibire da qualche bulletto di quartiere.

O invece l’essere apertamente gay può essere stato in qualche caso un vantaggio?
Un vantaggio mai, anche se per noi essere gay è una grande fortuna perché ci ha dato la possibilità di avere un contatto più intimo con noi stessi, di conoscerci più a fondo, e di provare empatia per le altre persone. Ed è questo che ci rende così orgogliosi.

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