Berna, scopre che il figlio è gay e lo aggredisce con un coltello alla gola

Sono passati sei mesi da quando i medici dell’Ospedale dell’Île a Berna hanno dovuto operare d’urgenza il diciassettenne Seran (nome di fantasia), dopo un’aggressione da parte del padre che, per motivi religiosi, non poteva accettare la sua omosessualità.

Una mattina, Seran si sveglia con un coltello puntato alla gola da suo padre, che aggredendolo gli urla: «Sei gay? sei gay? sei gay?». L’adolescente prova a difendersi con tutta la forza che ha e cerca di scappare dal balcone, trovando rifugio a casa dei suoi vicini, che allertano i soccorsi ed anche la polizia.



Seran viene condotto d’urgenza al Pronto Soccorso, dove arriva con numerose ferite al collo e alla parte superiore del torso. Nonostante suo padre gli avesse sfiorato di poco l’arteria carotidea, è riuscito a salvarsi, dopo l’intervento dell’equipe medica che ha ritenuto necessario il coma farmacologico, ma le cicatrici sul corpo sono rimaste. «Io le vedo allo specchio – racconta il ragazzo – o quando faccio dei selfie e degli snap. Questi segni mi accompagneranno per il resto della mia vita».

A distanza di mesi mesi dal drammatico episodio, Seran ha ormai una nuova vita lontano da suo padre, che è stato arrestato, e dalla sua famiglia con cui i rapporti si sono deteriorati: «Ho sempre nascosto la mia omosessualità alla mia famiglia… Mia madre si vergogna di quello che è successo».



Seran incoraggia i giovani di famiglie musulmane che si trovano nelle medesima condizione a «cercare aiuto se vogliono uscirne, non lasciare mai che la famiglia li opprima» e ha deciso di raccontare la propria storia sui social, perché non vuole che anche altre persone nascondano la loro natura per paura della propria famiglia. «Siamo nel 2019 – osserva – e mio padre ha provato ad uccidermi perché io amo gli uomini, non posso accettare ciò».

 

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