L’opportunismo dell’Ungheria di Orban che discrimina le persone LGBT finché non fa comodo

È un periodo di grande confusione per l’Ungheria. Dopo che, nella giornata di ieri, è stata comunicata la mancata ratifica del convenzione di Istanbul, che mira a difendere le donne vittime di violenza nonché le persone vittime di violenza di genere, oggi ha dato notizia dell’eliminazione del divieto di donazione di sangue da parte di individui omosessuali e bisessuali.

Per quanto riguarda la prima questione, ossia la mancata ratifica del trattato, questa è stata conseguente all’accoglimento della proposta dei democristiani: la convenzione «sosterrebbe la migrazione illegale e prescriverebbe pericolose ideologie gender».

In realtà, nel 2014, il governo di Orban aveva dato il proprio appoggio alla convenzione – anche al fine di meglio integrarsi con i valori europei – ma sei anni più tardi, nel pieno rafforzamento del suo potere di derivazione autoritaria, ha adottato questa dichiarazione che è stata approvata dal parlamento ungherese (che ha la percentuale più bassa di membri femminili in Europa) con 115 voti a favore, 35 contrari e 3 astensioni.

Per il parlamento ungherese, la nazione avrebbe già tutti gli strumenti per potere tutelare le donne e , secondo alcuni funzionari, la ratifica della convenzione comporterebbe l’accoglienza di richiedenti asilo che sono fuggiti dal loro Paese a causa della persecuzione per motivi di genere o orientamento sessuale.

Dopo il voto, i politici dell’opposizione, in particolare le parlamentari donne, hanno accusato il governo di condurre una guerra contro le donne e le minoranze sessuali, cosa già dimostrata di recente con la proposta di legge sul divieto del cambio di genere delle persone transgender sui documenti.

Una buona notizia

Dimostrando una “velata” incoerenza ha, invece, definitivamente eliminato il divieto di donazione di sangue da parte di omosessuali e bisessuali, probabilmente motivata da una aumentata richiesta di sangue a causa del coronavirus, come già successo negli Stati Uniti.

La nuova politica di donazione del sangue è emersa dopo che il National Blood Transfusion Service l’ha pubblicata a metà aprile, retrodatando peraltro la nuova politica al 1 ° gennaio 2020. In tale dichiarazione si legge che «Tutte le discriminazioni basate sul genere dei partecipanti – nella valutazione delle relazioni sessuali a rischio di trasmissione – sono eliminate».

Quindi, respingendo nel modo più assoluto dalla nostra mente che la decadenza di tale divieto nulla abbia a che fare con la pandemia in corso, siamo di fatto fiduciosi mentre attendiamo la notizia di legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e la tutela delle persone transgender.

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