Tra le centinaia di manifestanti di #RestiamoLiberi che ieri sono scesi nelle piazze di decine di città italiane per manifestare contro il ddl Zan, c’è un’avvocata mantovana che ha pensato bene di esternare le sue “opinioni” sull’omosessualità in una serie di storie Instagram, prendendo di mira un giovane concittadino, reo di averla taggata in una storia a favore della legge contro l’omotransfobia.
«L’omosessualità non è un modello – scrive in alcune storie rivolte al ragazzo – La pratica sessuale non possono essere insegnanti [sic!] a scuola ai nostri bambini, cari il mio @Madella97. Non hai figli quindi lascia stare quegli degli altri».
Alessio, che a 23 anni è dichiaratamente omosessuale e fa di professione l’educatore in un centro estivo, non ci sta e le scrive. In un messaggio privato, che poi la signora pubblicherà sulle proprie Instagram Stories, il giovane precisa: «Faccio da dieci anni l’educatore e tutti si complimentano per il mio modo di fare e di relazionarmi coi bambini. Sto lavorando in una scuola! E sono amato e ammirato da genitori, maestre e bambini annessi».
Ma secondo l’avvocata, la professione di Alessio sarebbe incompatibile con la pubblicazione di foto in cui dà dei baci stampo a Mattia, il suo fidanzato. «Questi fanno gli educatori – scrive pubblicando una foto in cui Alessio bacia il proprio ragazzo – sono a contatto con i vostri figli».
Dopo aver dato vita a una serie interminabile di considerazioni omofobe sull’omosessualità – che trovate sintetizzate nelle sezioni successive – l’avvocata conclude: «I fr**i li guardiamo quando siamo grandi, quando avremo gli strumenti per capire. Da piccoli lasciateci stare. Che in casa i nostri genitori non si mostrano mentre si slinguano. Per mio conto gente che si slingua e si pubblica con persone dello stesso sesso e che ne dà pubblicità non dovrebbe stare a contatto con bambini nelle scuole. Non rispondere al genere biologico non è normalità, è un disturbo psichiatrico. Questi disturbati trasmetteranno il disturbo nelle scuole». Delle frasi, a distanza di 31 anni dalla cancellazione dell’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali dell’OMS, che ci ricordano l’episodio di settimana scorsa a Lucca, dove un educatore di nido era stato definito da un genitore «bravo ma finocchio».
«L’omosessualità è un disturbo che si può curare»
«Ricordo che l’omosessualità è un disturbo che si può curare – scrive la sentinella in una delle prime Instagram Stories rivolte ad Alessio – Che accetto e non discrimino, come accetto ovviamente tutte le persone».
Ciò che dice la signora, non solo è falso, ma è anche pericoloso, sebbene alcune associazioni che hanno partecipato all’evento di ieri nelle piazze sponsorizzino su Google un articolo del 2018 in cui si sostiene che le terapie riparative funziono. Ciò non ha riscontri scientifici, tant’è che l’unica fonte citata è un articolo in inglese, che cita a sua volte uno studio scientifico ritirato dall’editore, poiché non è stata rispettata una corretta metodologia.
Al contrario, è stato dimostrato da un recente studio negli Stati Uniti che le terapie riparative raddoppierebbero il rischio di suicidi tra i giovani LGBT+. Non a caso, l’Ordine degli Psicologi Italiani e l’OMS hanno preso ormai da tempo le distanze da queste pratiche disumane.
Ma non è tutto, secondo l’avvocata, poiché gli omosessuali sono una minoranza non devono rivendicare il proprio diritto di avere dei figli ma, al contrario, devono accettare i limiti imposti dalla maggioranza e farsi tollerare. Alla faccia delle “leggi liberticide” a cui la stessa si oppone in piazza, mentre su Instagram scrive che gli «LGBT si estingueranno in quanto sterili» e che «la natura non perdona».
I giovani che “credono” di essere gay e il gender nelle scuole
Dopo aver pubblicato un video contro l’omogenitorialità, la signora riceve alcuni messaggi di persone contrariate per i suoi commenti sull’omosessualità (afferma di aver ricevuto degli insulti), così decide di chiudere il profilo Instagram. A questo punto, pubblica nelle Instagram Stories alcuni dei messaggi privati ricevuti, prima di registrare un nuovo video.
«Sono tutti ragazzi omosessuali tra i 19 e i 21 anni e hanno foto sui loro profili in cui si fanno vedere che si baciano tra uomini e tra donne – commenta la sentinella riferendosi a coloro che la stanno contestando – Questo secondo me è drammatico perché significa che c’è un’intera generazione di giovani in questo momento che crede di essere omosessuale o che ha problemi di questo tipo o comunque lo è».
«Quando ero giovane io, di omosessuali non ce n’era neanche uno e adesso mi sembra veramente pieno – prosegue la donna – Quindi si va verso un tipo di società in cui impongono questo modello ai nostri figli, fanno credere che sia una cosa normale e non spiegano che essere omosesuale implichi un rischio esponenziale di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, anche mortali».
L’elenco delle malattie e l’associazione omosessualità-pedofilia
La sentinella spiega a questo punto che gli omosessuali abbiano rischi più alti di contrarre l’AIDS e il tumore all’ano, ma anche l’epatite e che possono perdere il controllo dell’ultimo tratto dell’ano retto: «significa incontinenza anche solo a tossire».
Dove può aver letto questa sequenza di amenità, che si focalizzano esclusivamente sul ruolo passivo nell’omosessualità maschile e che non contemplano la prevenzione, se non sul libro di Silvana De Mari? E infatti ecco che spunta tra le storie la copertina della dottoressa condannata ben due volte per diffamazione aggravata: nel 2018 per per aver definito le associazioni LGBT+ «criminali contro l’umanità» e nel 2019 per aver insultato i membri del Circolo Mario Mieli definendoli «simpatizzanti di pedofilia, necrofilia e coprofagia».
La lezione sembra non essere bastata, tant’è che dopo aver citato in modo decontestualizzato le solite frasi di Mario Mieli sui bambini, l’avvocata pubblica delle nuove storie Instagram in cui scrive: «Il tizio (Mario Mieli, ndr) è considerato il fondatore del movimento omosessuale italiano. A lui sono dedicati circoli, Arcigay, note associazioni […] La domanda è: come è possibile che associazioni che inneggiano alla pedofilia abbiano voce in capitolo al Ministero dell’Istruzione?».
Una sequenza di affermazioni nei confronti di una categoria di persone è qualcosa che non possiamo più tollerare. Per questo motivo una legge contro l’omotransfobia è necessaria e urgente.
Vi lasciamo con alcune foto di Alessio in cui si «slingua» con il proprio fidanzato: giudicate voi se queste considerazioni sarebbero sorte per una coppia eterosessuale. E c’è chi parla di “eterofobia”…
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