Varsavia, un italiano tra gli arrestati durante una pacifica protesta LGBT+

L’oppressione della Polonia di Andrzej Duda contro le comunità LGBT+ continua senza sosta e la tensione nel Paese sta crescendo pericolosamente davanti a un’Unione Europea che, a parte qualche timido segnale, rimane inerme. Nelle ultime ore, a pagarne le spese è un italiano e caro amico della nostra redazione, che per questioni di privacy chiameremo Antonio (nome di fantasia), arrestato nel corso di una pacifica protesta a Varsavia.

L’ultima serie di episodi sono stati innescati pochi giorni fa dall’arresto di tre attiviste LGBT+ del collettivo polacco Stop Bzdurom, colpevoli di aver affisso delle bandiere arcobaleno su alcune statue della capitale e, per questo, aver «offeso la religione». Infatti, come qualcuno sta cercando di fare anche in Italia, anche i più fondamentali diritti LGBT+ in Polonia vengono contrapposti a quelli della religione, ovviamente quella cattolica, che viene brandita contro la “pericolosa lobby gay”, con l’omosessualità associata spesso alla pedofilia (e anche su questo, possiamo trovare delle analogie col nostro Paese).

In seguito al rilascio, avvenuto dopo 48 ore, per una delle ragazze è stata decisa una custodia cautelare per aver vandalizzato un furgoncino della propaganda omofoba con delle scritte lo scorso 28 giugno. Aneta Wielgosz, attivista LGBT+ polacca e amica di Antonio, ci ha raccontato: «Dovete sapere che a Varsavia ogni tanto passa una macchina con degli altoparlanti da cui potete sentire ad esempio i risultati delle ricerche pseudoscientifiche secondo le quali i gay sono tutti pedofili. Margot, insieme ad altre persone, ha fermato e danneggiato la suddetta macchina in modo tale che almeno per un paio di giorni non ha potuto più romperci a Varsavia».

Il sabotaggio del veicolo anti-LGBT è costato a Margot la richiesta, da parte del pubblico ministero, di 2 mesi di carcere. La notizia si è sparsa velocemente a Varsavia, così un folto gruppo di persone ha deciso di riunirsi in piazza, dove hanno manifestato in modo pacifico in solidarietà a Margot, sedendosi davanti al camioncino che l’avrebbe dovuta portare al commissariato. Questo è quello che viene raccontato dagli attivisti e che può essere riscontrato almeno per ciò che riguarda il breve video registrato da Antonio, ragazzo pugliese che vive nella capitale da alcuni anni, nel quale si vede un atteggiamento totalmente non violento da parte dei manifestanti.

Dal racconto dei presenti, la polizia avrebbe strappato le bandiere arcobaleno dalle mani dei manifestanti e avrebbe arrestato alcune decine di loro, tra cui lo stesso Antonio, che nel video non sta ostacolando il transito del veicolo dei militari e che possiamo descrivere come una persona assolutamente pacifica e ragionevole. Secondo quanto riportato da Polsat News, la polizia ha raccontato che la folla fosse aggressiva e che una loro auto è stata danneggiata.

«Oggi la polizia ha usato la violenza contro manifestanti LGBT pacifici e poi ha arrestato 40 persone a caso senza nemmeno una parola di spiegazione – racconta un cittadino polacco su Facebook – Non è la prima volta che le persone LGBT vengono trattate come una me**a». 

Di alcuni degli arrestati non si hanno notizie. «Tenere le persone da parte della polizia in un luogo cieco senza contattare gli avvocati non è un normale pasticcio polacco – scrive su Twitter un esponente del partito social-democratico Wiosna Biedronia – E la violazione dei diritti civili e forse l’occultamento dei brutali abusi della polizia, compresa la tortura. Non si sa dove sia Linus Lewandowski da oltre 12 ore».

Anche gli amici polacchi di Antonio non sanno, al momento, in quale commissariato si trovi. «Adesso siamo in contatto con l’ambasciata italiana, per fortuna vogliono aiutarci – ci racconta Wielgosz – Per farlo rilasciare abbiamo bisogno del suo passaporto. Il problema è che è sparito anche il coinquilino di Antonio (di cui non si sa se fosse presente alla protesta, ndr)». Vi terremo aggiornati nelle prossime ore, sperando che venga presto rilasciato e poter parlare direttamente con lui.

 

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