«Matrimonio gay funerale d’Italia»: militanti di Forza Nuova condannati per diffamazione

Sono passati quasi 4 anni dal 5 febbraio 2017, il giorno dell’unione civile di Matteo e Marco a Cesena, sfregiato da un gruppo di militanti di Forza Nuova, che hanno deciso di “protestare” contro quelle nozze inscenando un funerale. Mentre si teneva la cerimonia, il gruppo di neofascisti aveva dato vita a un corteo portando sulle spalle una bara con la bandiera italiana e la scritta «Matrimonio gay funerale d’Italia» e affiggendo dei finti manifesti mortuari.

Nella giornata di ieri, 16 dicembre, il tribunale di Forlì ha condannato 10 protagonisti di quella disgustosa trovata per diffamazione: ognuno di loro dovrà versare una pena pecuniaria di 2mila euro, mentre alla coppia verrà riconosciuto un risarcimento di 5mila euro oltre alle spese legali. A portare avanti la loro azione legale è stata Rete Lenford, che insieme ad Arcigay Rimini “Alan Turing” si è costituita parte civile.

La condanna dei 10 militanti di Forza Nuova arriva a distanza di poco più di un anno da quando due altri protagonisti della vicenda si sono ravveduti, abbandonando il partito e dando una mano nell’organizzazione del Rimini Summer Pride.

Necessaria una legge contro l’omotransfobia

«Vittoria agrodolce contro Forza nuova al Tribunale di Forlì – ha scritto Marco Tonti, presidente dell’associazione LGBT+ riminese, in un comunicato – Pur avendo l’ufficio del Pubblico ministero seguito la linea di Arcigay Rimini […] perfino citandone la memoria presentata in cui si sosteneva che la discriminazione omofobica nel fenomeno “razzismo”, il tribunale pare non sostenere questa interpretazione».

«La sentenza di oggi rende ancora più evidente la profonda necessità di una legge contro le discriminazioni da orientamento sessuale e identità di genere – ha aggiunto Tonti – una legge che dica chiaramente che questi comportamenti fascisti sono intollerabili in una democrazia che deve salvaguardare la libertà e la dignità di ogni cittadino e cittadina. Il Senato approvi rapidamente la legge che ha come primo firmatario l’On. Alessandro Zan e finalmente metta al sicuro il diritto delle persone di essere se stesse».