Foto: Libero

Vergo canta al Milano Pride, Libero: «col ddl Zan uno così in cattedra»

All’indomani di una giornata che ha colorato d’orgoglio le due principali città italiane, i giornali orientati a destra non potevano che rispolverare l’arma dello sbigottimento dei propri lettori. Il gioco lo conosciamo ormai da decenni: i media prendono le immagini più “forti” della parata – uomini truccati, kink e nudità – e le decontestualizzano per minacciare conseguenze catastrofiche nel caso in cui i diritti LGBT+ dovessero avanzare. Le unioni civili ieri, una legge contro la violenza le discriminazioni oggi.

A contraddistinguersi, come al solito, è lo stesso quotidiano che trovava una correlazione tra il PIL e l’omosessualizzazione della società (dove andremo a finire singorə miə!) e che asseriva che le persone LGBT+ stessero dalla parte di Giorgia Meloni e che non volessero il ddl Zan. Libero questa volta usa la foto di uno dei performer del Milano Pride, il cantante Vergo reduce dall’ultima stagione di X Factor, alludendo che uno come lui non potrebbe essere un buon insegnante. Per quello che fa o quello che dice? No, perché durante la sua esibizione ha una camicia trasparente sbottonata e ha un look queer. Il cantante, tra l’altro, non viene nemmeno chiamato con il proprio nome, ma diventa semplicemente un «partecipante del Milano Pride 2021».

Altri manifestanti finiscono direttamente in prima pagina, con il titolo «Vorreste in cattedra questi signori?». Nel pezzo, a firma di Giovanni Sallusti, si parla di «ideologia fucsia dominante» e di «celebrazione patinata delle redazioni che contano, delle trasmissioni che contano, degli influencer». Il direttore allude al fatto che con la Legge Zan, gli attivisti LGBT+ potrebbero essere coinvolti in alcune attività organizzate dalle scuole in occasione della giornata contro l’omo-lesbo-bi-transfobia. Ovviamente, si tratta di incontri che già avvengono da molti anni, spesso su richiesta degli stessi studenti, e che se la redazione di Libero si fosse presa la briga di partecipare ad almeno uno di questi si sarebbe resa conto che sono dei seminari molto più sobri delle pagine Facebook dei politici sovranisti.