Foto: Pier Vittorio Tondelli (Facebook)

Altri Libertini di Pier Vittorio Tondelli | Il libro LGBT+ del mese

Altri libertini. Pier Vittorio Tondelli

Sono passati 40 anni dalla prima pubblicazione di “Altri libertini”, libro che, alla sua uscita nel 1980, venne subito sequestrato per oscenità per poi divenire, dopo l’assoluzione del tribunale, una delle testimonianze più vivide di un’epoca. Quest’opera di Pier Vittorio Tondelli costituisce quasi la polaroid di un tempo passato e cristallizzato nella memoria collettiva: lo scorcio tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 del secolo scorso. Rileggendolo, uno degli aspetti che subito affiora è l’inquietudine di una generazione, o di parte di essa, alle prese con in cambiamenti socio-culturali di un mondo in transizione che si apriva a tutta una serie di novità che, nel corso dei decenni successivi, sarebbero divenuti abituali. Tutti i 6 racconti presenti nel volume sono accomunati da alcuni temi ricorrenti, non solo narrativi ma anche tecnico-compositivi.

Forse proprio nel linguaggio utilizzato risiede la modernità della scrittura di Tondelli che, a distanza di anni, si fa ancora apprezzare: avanguardia ma, al contempo, un profondo legame allo slang quotidiano e regionalista, se non addirittura provincialista, e rielaborazione autobiografica divengono la cifra di parte della sua produzione. Tutti i personaggi dei racconti in Altri libertini, appaiono quasi dei losers, dei perdenti schiacciati da nuove esperienze spiazzanti, siano esse collegate alla droghe o ad una sessualità libera ma, alla fine, non appagante e che spesso si stempera in un cupio dissolvi.

Coprotagonista di tali storie è il luogo in cui esse sono ambientate: i bar ed i locali della provincia emiliana; le osterie e le case universitarie bolognesi; le piazze sordide e disperate di Amsterdam o Londra. Tra i vari personaggi delineati si stagliano nella memoria due figure: il Benny del racconto Mimi e istrioni, ed il protagonista de Viaggio. Il primo è l’unico maschio del gruppo delle Splash, «quattro assatanate pidocchiose che non han voglia di far nulla» che nel finale ricorda l’Enrico V shakespeariano che dopo i bagordi giovanili si appresta ad entrare nell’età adulta.

Il secondo è il dolente alter ego dello scrittore, di cui si ripercorre la sua educazione sentimentale e l’incapacità di gestire l’affettività e la sessualità in un’escalation di esperienze che lo porteranno a perdere Dilo, che invece rappresenta la controparte militante e consapevole del Movimento Lgbtqia+. Dopo Pier Paolo Pasolini e al pari di Andrea Pazienza, Tondelli riesce a trasformare la sua opera in un affresco sociale del suo tempo.

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