Il 58% dei giovani laureati LGBT+ non fa coming out sul lavoro

Secondo un sondaggio internazionale condotto da Vodafone, più della metà dei laureati LGBT+ «ritorna nell’armadio», ovvero nasconde di far parte di una minoranza sessuale, una volta trovato un posto di lavoro.

Più della metà (58%) dei giovani queer laureati non è aperta riguardo al proprio orientamento sessuale o identità di genere sul lavoro perché teme di subire discriminazioni da parte di manager e colleghi, con una persona su tre che ammette di aver fatto un coming out al contario quando è stata assunta per il primo impiego.

L’indagine, conclusa nel 2018 e presentata in questi giorni al convegno di Leader LGBT nell’area scientifica, organizzato dal quotidinao LGBT+ britannico PinkNews in collaborazione con Amazon, mostra dati preoccupanti che gli stessi leader si stanno preoccupando di cambiare. I leader del settore, dalla banca online Monzo al Financial Times, dal rivenditore di moda Net-A-Porter al gigante dei videogiochi PlayStation, si sono riuniti per la giornata accanto ad attivisti per cercare di allargare i propri orizzonti su ciò che significa essere queer e lavorare nel settore scientifico-tecnologico.

«La tecnologia e il settore bancario non hanno generalmente una lunga tradizione di inclusione di genere, per nessun genere eccetto che uno» ha rivelato la CTO di Monzo, Meri Williams. «Sono una donna che lavora nella tecnologia, un’immigrata con un lavoro, sono queer, sono disabile e sono neurodiversa – ha continuato la CTO – Ci sono giorni in cui sono con le stampelle o su una sedia a rotelle e le persone mi trattano in modo molto diverso a seconda di quanto disabile sembri in quel giorno. Per me è molto più semplice inserire mia moglie in un discorso che fare coming out come disabile più e più volte, ma è molto stimolante: le nostre identità sono i nostri superpoteri».

Ed Whiting, strategy director di Wellcome, ha definito i lavoratori LGBT + che per primi hanno formato le reti queer nelle aree di lavoro come “pionieri”: «Siamo troppo bianchi, troppo uomini, troppo etero». Al termine dell’evento, Dawn Budge di Financial Times ha affermato: «Lo avrei trovato così utile se tutto ciò fosse esistito quando ero un laureato e nuovo professionista ed è davvero incoraggiante vedere le cose migliorare per questa generazione».

Nello stesso convegno i membri della Proud Science Alliance – che comprende la triade farmaceutica di GlaxoSmithKline, AstraZeneca e Pfizer – si sono uniti per fornire ai partecipanti consigli e approfondimenti pratici su come possono essere i leader di domani. La diversità, ha affermato il gruppo, è una fonte di forza inestimabile. La diversità intesa come valore, fa notare lo scrittore Vaneet Mehta, deve essere intesa per tutti gli orientamenti sessuali. Spesso, infatti, l’incitazione a fare coming out «rende visibili solo i gay» andando a rimarcare ulteriormente la condizione di scarsa visibilità dei bisessuali.

3 thoughts on “Il 58% dei giovani laureati LGBT+ non fa coming out sul lavoro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.