Covid-19, a Napoli delle case rifugio per donne e persone LGBT+ vittime di violenza

In questo periodo di quarantena una preoccupazione costante è rivolta a coloro i quali siano vittime di violenza di genere e omofobica tra le mura domestiche.

Per rispondere a questa emergenza nell’emergenza il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha comunicato di aver accolto l’appello delle associazioni Lgbt+ Alfi “Le Maree Napoli”, Antinoo Arcigay Napoli e ATN, che da tempo si battono per avere delle strutture antiviolenza sul territorio. È stato annunciato che 2 strutture alberghiere e una casa privata, per un totale di 25 posti letto, hanno risposto alla manifestazione d’interesse pubblicata dal Comune di Napoli per dare ospitalità gratuita a donne sole e con figli minori e persone LGBT+ vittime di violenza domestica durante l’emergenza Covid-19.

Luigi de Magistris spiega che «la manifestazione d’interesse era stata varata con delibera a firma del vicesindaco, Enrico Panini, e degli assessori Eleonora de Majo e Francesca Menna, rispettivamente, al turismo e alle Pari Opportunità, nei giorni scorsi. Oggi la Giunta ha approvato la delibera che la rende operativa prevedendo che le risorse necessarie siano prelevate dal fondo di riserva. Il Comune si fa carico delle spese di soggiorno con un forfait ai costi delle utenze delle strutture».

Come dichiarato da Antonello Sannino – Segretario Politico del Comitato Provinciale Arci Napoli – in un’intervista ad Arci Campania, «in questi giorni sono diminuite le chiamate e le richieste di aiuto a Telefono Rosa nonostante sia più alto il rischio di violenze domestiche».

«È ancora difficile, purtroppo, per tanti e per tante, soprattutto nei piccoli e medi centri del nostro Paese fare coming out e vivere serenamente la propria omosessualità o la propria transessualità in famiglia – continua Sannino – Ad aggravare la situazione è che in tutto il Sud Italia non vi è una sola struttura di accoglienza per persone LGBT+ vittime di violenza o marginalità sociale (nella sola Francia per intenderci ve ne sono oltre 40) ed i piani sociali di zona, cosi come i centri antiviolenza, non ne contemplano in alcun modo il supporto e l’accoglienza».

Si spera, dunque, che i posti letto messi a disposizione dal comune di Napoli possano essere un incipit alla creazione di nuovi e numerosi centri antiviolenza.

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