Gué Pequeno su Ghali: «Un rapper che si veste da donna mi fa ridere, fosse almeno gay»

La mascolinità tossica all’interno del mondo del rap non è certamente una novità, ma mai ci saremmo aspettati da un artista come Gué Pequeno, che ha collaborato con icone queer come Myss Keta e Mahmood, uno scivolone sul tema dell’espressione di genere. Il rapper sta in questi giorni rilasciando numerose interviste per promuovere il nuovo album in uscita venerdì prossimo, e in una di queste critica Ghali per via del proprio look.

Il cantante di “Cara Italia” adotta ormai da tempo uno stile anticonformista. Alcuni mesi fa, era stato bersagliato da decine di commenti omofobi da parte di alcuni fan per aver indossato degli abiti rosa, considerati non adatti a un uomo, ai quali aveva risposto: «Mi vergogno del fatto che ci siano persone così tra quelli che seguono la mia pagina, quando mi commentate dicendo “gay”, o cose di questo tipo».

In un’intervista a Rolling Stones, il “Frank Sinatra del rap italiano” torna a parlare dell’abbigliamento di Ghali, sostenendo che «un artista che se ne va in giro vestito da confetto può essere adatto per una sfilata di moda, ma non è molto credibile in strada».

«Quello che voglio dire è che non è Stormzy: lui non va in giro vestito da ananas – ha aggiunto Gué Pequeno – Io non sono assolutamente razzista, tantomeno omofobo, però un rapper che si veste da da donna e utilizza la borsetta mi fa ridere, che poi almeno fosse gay. Boh, mi sembrano cose assurde».

Ai tristi stereotipi di genere e alla retrogada associazione tra omosessualità maschile e look femminile di Gué Pequeno, preferiamo certamente la borsetta di Ghali, il body dorato di Achille Lauro o l’eyeliner di Damiano David. Perché non è il conformismo a fare l’uomo, tantomeno l’artista o l’eterosessuale.

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