Gestazione per altri, Mara Carfagna come Pillon: «Vietarla anche all’estero»

Alla vigilia della discussione alla Camera del disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia, un déjà-vu si ripresenta tra le file dei “moderati” di Forza Italia: la presunta ally della comunità LGBT+, Mara Carfagna, vuole che si discuta in Parlamento della pratica della gestazione per altri (Gpa), comunemente e volgarmente chiamata «utero in affitto».

La vicepresidente della Camera avanza una proposta che ricorda il ddl Pillon, secondo la quale commetterebbe reato «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro». Diventerebbero così perseguibili pure i cittadini italiani che vanno in altri Paesi per ricorrere alla Gpa.

In un’interrogazione al presidente Conte e ai ministri degli Affari Esteri, della Cooperazione internazionale, dell’Interno e della Giustizia, avvenuta lo scorso 1 luglio, Carfagna aveva chiesto che fine avessero fatto i neonati di Kiev, vale a dire i bambini rimasti nelle culle nella stanza di un hotel della capitale ucraina in attesa dei genitori, rimasti bloccati a causa del lockdown.

Ci si aspetterebbe tuttavia da una rappresentante di un partito liberale un approccio di tipo diverso: la surrogazione di maternità non è necessariamente sfruttamento, ma può essere una libera scelta. È quello che avviene in molti Paesi dell’America del Nord, dove la gestazione per altri è regolamentata in modo tale che possano portare avanti la gestazione solo persone con un reddito minimo; realtà di cui Nichi Vendola e i blogger di Papà per Scelta sono testimoni. Ci sono poi i casi in cui è la madre, la sorella o l’amica di uno dei due genitori a offrirsi, persino la senatrice Alessandra Maiorino ha confessato aver pensato di fare la Gpa per due suoi amici.

Sebbene, al contrario di ciò che vuole il luogo comune, la maternità surrogata sia una forma di procreazione assistita a cui ricorrono principalmente coppie eterosessuali, l’argomento è stato già tirato in ballo in passato per creare delle spaccature in occasione del voto di una legge contro l’omofobia e la transfobia. È, infatti, ciò che è accaduto in Regione-Emilia Romagna per la legge contro l’omotransnegatività, il cui voto venne rinviato a causa di un emendamento sull'”utero in affitto” presentato dal centrodestra, nel quale veniva tolto il diritto ai finanziamenti regionali per quelle associazioni che sostenessero la Gpa; emendamento delle stesse forze politiche che oggi parlano di “legge bavaglio” in riferimento al ddl Zan. Nulla succede per caso, soprattutto in politica.