Ddl Zan e Vaticano, Draghi: «Italia è Stato laico, Parlamento libero di discutere»

A più di 24 ore dall’inizio della polemica che ha incendiato il dibattito politico, in seguito alla nota verbale del Vaticano in cui si affermava la presunta violazione del Concordato tra Stato e Chiesa nel caso dell’approvazione dell’attuale testo del ddl Zan, il premier Mario Draghi finalmente si è espresso, ricordando la laicità dello Stato e il possesso degli strumenti tecnici, da parte del nostro ordinamento, per verificarne l’incostituzionalità o la violazione di patti con altri Paesi.

Dopo la reticenza alla Camera, da parte dei deputati, di affrontare il tema, il Senato ha interrogato il Presidente del Consiglio sulla questione attraverso il senatore democratico Alessandro Alfieri, che ha espresso l’intenzione del PD di continuare la strada intrapresa verso la discussione in Aula del disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo.

Draghi ha premesso di non voler entrare nel merito della discussione del ddl Zan, per poi ricordare con decisione che «il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale». «Il Parlamento è libero di discutere, ovviamente, di legiferare, e non solo – ha aggiunto – Voglio dire che il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa. Vi sono controlli di costituzionalità preventivi (che sono stati già effettuati, nda) nelle competenti commissioni parlamentari. È di nuovo il Parlamento che per primo discute della costituzionalità e poi ci sono i controlli successivi della Corte Costituzionale».

Il Primo Ministro ha concluso riportando un estratto di una sentenza della Corte Costituzionale del 1989: «La laicità non è indifferenza dello Stato nei confronti del fenomeno religioso, ma tutela del pluralismo e delle diversità culturali». Draghi ha, infine, ricordato, che l’Italia è tra i Paesi che ieri hanno sottoscritto una dichiarazione in cui si esprime preoccupazione sulla legge anti-LGBT approvata recentemente dal Parlamento ungherese.