L’Ungheria insiste con le leggi anti-LGBT e l’Unione Europea congela i fondi del recovery plan

I diversi avvertimenti lanciati dai rappresentanti Ue in queste settimane non sono bastati a fermare il dilagare dell’onda omofobica in Ungheria. Il Governo guidato da Orban ha dato definitivamente il via alla discussa legge
che vieta sia le adozioni omogenitoriali che il cambio anagrafico del genere per le persone transgender.

Tuttavia la reazione dell’UE non si è fatta attendere: in queste ore è giunta notizia della sospensione del Recovery Plan ungherese e del congelamento dei 7 miliardi richiesti dall’Ungheria mentre la Commissione valuta l’apertura di una procedura di infrazione a causa dell’approvazione della legge anti LGBT.

Il presidente del Consiglio Europeo ha nel frattempo dichiarato: «La legge adottata in Ungheria ha suscitato forti preoccupazioni tra i leader europei e per questo ho chiesto che se ne parlasse al Consiglio. I diritti Lgbt non sono una questione marginale, sono un esempio concreto di come la società si comporta con la diversità e riguarda i nostri pensieri, le nostre concezioni più intime, nella Ue non discriminiamo bensì integriamo».

Dello stesso avviso la presidente della Commissione Europea europea Ursula von der Leyen che ha dichiarato: «Se l’Ungheria non aggiusterà il tiro la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati, dobbiamo dirlo chiaramente noi ricorriamo a questi poteri a prescindere dallo stato membro». La presidente ha concluso: «l’omosessualità viene posta a livello della pornografia, e questa legge non serve alla protezione dei bambini, è un pretesto per discriminare».

Le reazioni

Dura la reazione della ministra per la giustizia ungherese che ha chiarito come l’Ungheria non ha alcuna intenzione di ritirare la legge ma che «la difenderà con ogni mezzo legittimo». Inoltre il portavoce del presidente Orban ha twittato: «Che peccato! Il cosiddetto dibattito oggi al Parlamento europeo sulla legge sulla protezione dell’infanzia in Ungheria è stata una parata da circo, un nuovo livello di imperialismo coloniale e morale, un attacco all’Ungheria e Orbanofobia».

Anche in Italia l’indignazione omofobica si è palesata nella dichiarazione della solita Giorgia Meloni che parla addirittura di ricatto europeo, queste le sue parole: «Fonti della Commissione Ue fanno sapere che Bruxelles si appresterebbe a bloccare l’approvazione del Recovery Plan dell’Ungheria. L’ennesimo inaccettabile ricatto politico contro il legittimo governo di una nazione sovrana, reo di voler difendere le proprie prerogative previste peraltro dai trattati vigenti».

Ancora una volta l’Unione Europea cerca di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e il divieto assoluto delle discriminazioni. Sarà nuovamente il denaro a svegliare le coscienze del governo Ungherese?

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