Foto: CILD / Twitter

Ddl Zan, perché è importante che rimanga il concetto di “identità di genere”: la parola all’avvocato Giuseppe Berti

Le modifiche al ddl Zan proposte da alcuni partiti, anche di centrosinistra, e dal movimento “Gender Critical“, potrebbero sembrare innocue a una persona, anche LGBT o Ally, non esperta di giurisprudenza, che potrebbe pensare che il cambiamento da “identità di genere” a “transessualità” o a “transfobia” sia indolore e non escluda nessuna soggettività.

Più volte l’attivismo transgender ha parlato del rischio di esclusione delle persone non med e non binary. Oggi abbiamo deciso di dare voce ad un professionista esperto del tema: l’Avv. Giuseppe Enrico Berti del foro di Milano. 

La parola all’avocato Berti

Come noto, l’attuale formulazione del DDL ZAN tutela anche il diritto all’identità di genere.
Secondo le definizioni del testo (emendamento Annibali) “per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso” (art. 1 lettera b) e “per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione” (art. 1 lettera d).
Le menzionate definizioni furono richieste dalla Commissione Costituzionale al fine di dotare il testo di maggiore determinatezza ma come ogni definizione rischia di essere imprecisa.
In ogni caso e nonostante i limiti della definizione, appare evidente che l’identità di genere è qualche cosa di ulteriore a un percorso di transizione, quest’ultimo legato indissolubilmente alla legge 164/1982 (Norme in materia di rettificazione di sesso) e quindi a un procedimento giudiziale.
Infatti, l’identità di genere è un concetto più ampio che ricomprende, oltre alle persone transgender, anche tutte le varianze di genere e le realtà non binarie.
Per i motivi sinteticamente sopraesposti, la tutela dell’identità di genere, non può e non deve essere esclusa dal menzionato testo, né può essere sostituita con quella a favore solo delle persone transgender.
Giova rammentare che la stessa Corte Costituzionale italiana con la sentenza n. 221 del 2015 ha espressamente riconosciuto tale diritto considerandolo “un elemento costitutivo del diritto all’identità personale, rientrante a pieno titolo nell’ambito dei diritti fondamentali della persona”.

Un evento culturale per parlare di soggettività transgender e non binary

L’avvocato Berti sarà protagonista di un evento culturale online che parla degli adolescenti e post-adolescenti transgender, non binary e questioning, e del tema dell’identità di genere, promosso dalla rivista culturale LGBT Il Simposio, che si terrà a settembre, online, insieme a Nathan Bonnì, Monica Romano e la dottoressa Roberta Ribali, che già tanto ha scritto sui teenager transgender e genderfluid, e ne parla anche in quest’intervista.

1 thought on “Ddl Zan, perché è importante che rimanga il concetto di “identità di genere”: la parola all’avvocato Giuseppe Berti

Comments are closed.