Con 31 anni di ritardo il Vaticano condanna le terapie riparative

Per la prima volta il Vaticano prende posizione contro le “terapie riparative”, dette anche “terapie di conversione dall’omosessualità”, delle pratiche a cui vengono sottoposti giovani ragazzi gay, lesbiche, bisessuali e transgender con il tentativo – del tutto antiscientifico – di modificare il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere. La Santa Sede si dissocia dal pensiero che l’omosessualità sia qualcosa da curare, sostenendo che invece sia da accompagnare, un po’ in contraddizione con la recente scelta di non benedire le coppie che si uniscono civilmente.

Come riportato dal quotidiano Vida Nueva, la Congregazione per il Clero ha vietato le attività svolte dall’associazione cattolica Verdad y Libertad, con sede a Granada, che dal 2013 propone dei percorsi per “guarire” dall’attrazione per le persone dello stesso sesso, ai quali hanno partecipato anche sacerdoti della Chiesa iberica. In una lettera inviata dal cardinale Beniamino Stella, si invitano i vescovi a non assecondare, partecipare o raccomandare i trattamenti che vengono eseguiti da tale associazione, non condividendo né la metodologia né l’obiettivo perseguito.

La Santa Sede ha inoltre incoraggiato coloro che si considerano danneggiati dell’operato di Verdad y Libertad «a sporgere denuncia civile, perché dal punto di vista canonico non possiamo fermare ciò che fanno». «Il fatto che i credenti abbiano partecipato non può portare all’identificazione di un’attività della Chiesa perché non lo è – afferma un vescovo al quotidiano spagnolo – Così ha chiarito la Santa Sede ed è così che ci è stato chiesto di esporla e di comunicare con trasparenza nelle nostre diocesi».

Le terapie riparative sono vietate in molti Paesi – tra gli ultimi ad averle proibite vi è la Germania – e sono ritenute prive di fondamento scientifico e pericolose sia dalle più importanti associazioni degli psicologi e degli psichiatri, che dall’OMS, che ha rimosso l’omosessualità dall’elenco delle patologie il 17 maggio 1990, data che oggi viene celebrata attraverso la giornata mondiale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia. Alcuni recenti studi hanno mostrato come le terapie di conversione aumentino il rischio di suicidi in età adolescenziale e abbiano degli strascichi nella salute psichica anche a distanza di molti anni. Recentemente 400 religiosi e un folto gruppo di europarlamentari hanno chiesto agli Stati che non lo hanno ancora fatto di vietarle.

Terapie riparative: la situazione in Italia

Nel nostro Paese non vi è alcuna legge che proibisca le terapie di conversione o la loro promozione. Sono diverse le associazioni di stampo cattolico che alimentano la disinformazione sul tema, condividendo fake news sull’argomento.

Qualcuno potrebbe pensare che si tratta tuttavia di un fenomeno non tanto diffuso in Italia, ma in un sondaggio condotto sul nostro network nel 2020, al quale hanno partecipato 550 persone LGBT+, il 4% ha dichiarato di essere stato sottoposto a pratiche di questo tipo. Nella maggior parte dei casi, ci è stato raccontato che tali attività venivano svolte da parte di religiosi, cattolici o di altre confessioni cristiane, con dei riti simili a degli esorcismi.

I media italiani non aiutano molto in questo. Se nella maggior parte dei casi il tema viene del tutto ignorato, ci sono talk show in cui vengono invitate con una certa frequenza persone che si definiscono “ex gay” o “ex lesbiche”, le quali asseriscono che si possa “tornare” etero attraverso un percorso spirituale. In una recente puntata di Dritto e Rovescio è stata mandata in onda l’intervista a un “santone” che affermava di guarire le persone omosessuali con delle preghiere e delle docce purificatrici.

Alcuni mesi fa, Possibile LGBTI+ ha presentato una lettera ai ministri Speranza, Bonetti e Lamorgese affinché si segua la Germania e si approvi anche in Italia una norma di questo tipo, raccogliendo le firme di numerose associazioni LGBT+. È stata lanciata anche una petizione, che vi invitiamo a firmare su AllOut.