Per Salvini il 99% dei gay non vuole metter su famiglia

I “molti amici gay” di Matteo Salvini non vogliono le adozioni, poi se la prende con il M5S

Ieri Matteo Salvini ha ribadito ai giornalisti che erano a Verona in occasione del Congresso Mondiale della Famiglia che la Lega non fosse lì per togliere diritti a nessuno.

Quanto detto dal vicepremier è però contro le dichiarazioni di Pillon che, dopo aver assegnato alla commissione Giustizia del Senato un primo ddl che rende più difficile divorziare e un secondo ddl che prevede il carcere per chi ricorre alla Gpa, ora si batte per “far rispettare” la prima parte della Legge 194, ovviamente secondo la sua modesta interpretazione, che è quella di “far abortire il meno possibile”.

Quanto dichiarato da Salvini è anche contro la resistenza della Lega contro le battaglie della Sinistra in tema di diritti civili, contro gli sforzi di un partito sempre in opposizione ai diritti LGBT e che ha votato contro la Legge Cirinnà (sebbene non prevedesse le adozioni). Non ci siamo dimenticati dei suoi colleghi che paragonavano l’amore tra due uomini a quello tra un uomo e un animale.

Ma per Salvini, gli omosessuali hanno ambizioni diverse dal metter su famiglia, secondo il Ministro: «Il 99% delle persone che incontro e che rappresentano il mondo gay non hanno alcun interesse ad adottare o a mettere al mondo dei bambini. Vogliono vivere semplicemente e senza discriminazioni la loro vita».

Lasciando perdere supposizioni su che tipo di gay possa confidare il proprio desiderio di genitorialità a Salvini, è come dice il vicepremier? Ovvio che no. I diritti civili non sono uno sfizio delle associazioni LGBT o della Sinistra, tanto meno del M5S: le famiglie arcobaleno sono già una realtà ben presente nel nostro Paese e quel 1% è in realtà la maggioranza.

Abbiamo posto questa domanda ai nostri lettori LGBT con un sondaggio su Instagram, che sebbene non abbia valenza statistica sicuramente ci dice qualcosa in più rispetto alla percezione di Salvini. Su un campione di 1.074 persone, il 75% ha risposto che vorrebbe adottare in futuro dei bambini.

Matteo Salvini sulla difensiva al Congresso Mondiale delle Famiglie

Diritti LGBT a parte, è un Matteo Salvini estremamente nervoso quello visto ieri. Ad attenderlo a Verona oltre a poche centinaia di congressisti c’è una folla di giornalisti e una contromanifestazione transfemminista che ha sommerso la città con decine di migliaia di persone mobilitate in pochi giorni.

Foto della Contromanifestazione Transfemminista di Non Una Di Meno

Il WCF è un boomerang che sta tornando indietro. Il Ministro campione in raccolta di consensi si trova schiacciato dal dissenso, contro di lui c’è anche l’altra parte della maggioranza, con Luigi Di Maio che ha etichettato i relatori come “fanatici” e “odiatori”, e Giuseppe Conte che dopo aver preso le distanze apre addirittura allo Ius Soli.

Salvini da “leone da tastiera” diventa “agnello da microfono” e lamenta: «Io non è che passi le mie giornate ad attaccare i 5stelle. E invece ogni giorno io mi ritrovo a sentirmi dare del retrogrado, del medievale, dello sfigato. Ma guarda un po’…». I temi femministi e LGBT sembrano essere il seme della discordia, citando Enrico Mentana: «È stato il giorno in cui M5s e Lega sono stati più distanti in dieci mesi esatti di governo insieme».

«Sulle adozioni Conte ha nominato chi voleva lui nella Commissione adozioni internazionali senza interpellare nessuno – continua Salvini – Mentre Spadafora si sta specializzando nell’organizzazione di eventi gay». Il Ministro dell’Interno gioca l’asso nella manica del benaltrismo e si scaglia proprio con il Ministro della Gioventù e delle Pari Opportunità, reo di pensare ai diritti LGBT e non a quelli della famiglia tradizionale: «Spadafora si occupi di rendere più veloci le adozioni, ci sono 30 mila famiglie che aspettano».

Quel boomerang sbatterà però ugualmente sulla faccia di Salvini quando, poco più tardi, il premier Conte ricorderà che «La delega sulle adozioni è sempre stata in capo al ministro della Lega Fontana, spetta quindi a lui adoperarsi per dare risposta alle famiglie. Bisogna rimboccarsi le maniche, lavorare nei ministeri ogni giorno e studiare le cose prima di parlare».

 

 

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