Tina, di Alessio Torino. Minimum fax 2016.
Le lunghe estati dell’infanzia sono spesso un susseguirsi di giornate sempre uguali; anche durante la villeggiatura in un luogo diverso da quello di residenza si rischia di cadere nella routine e nella noia.
Tina è in vacanza a Pantelleria con la sorella Bea e la madre, tre donne senza un uomo, il marito fedigrafo e padre forse un po’ distratto che si appresta a lasciare la famiglia.
Sin dall’inizio appare chiaro che Tina vuole rivendicare il suo essere una bambina anche se non aderisce agli stereotipi, sembra un maschiaccio, viene scambiata per un maschio e per questo è contenta quando la madre, chiamandola a gran voce da lontano, scandisce quell’ultima vocale, quella “a” che ne definisce il sesso, ma che di certo non sclerotizza la sua futura sessualità.
Tina è attratta da Parì, campionessa di nuoto, anch’essa donna che non aderisce allo stereotipo femminile a cui Tina ritiene debbano aderire le donne, come sua madre o come sua sorella. Le settimane dunque proseguono tra chiamate furtive al padre da parte delle due sorelle e varie storie che vedono coinvolta con i suoi familiari ed altri personaggi di contorno, fino a gesto teatrale finale che segna il passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale.
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