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Le «priorità» dei sovranisti: prima gli italiani, poi gli animali e infine gli omosessuali

A distanza di ben tre mesi dalla prima calendarizzazione, il testo base del disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia è stato depositato ieri in Parlamento. Un piccolo e importante passo che però trova di fronte a sè un muro messo su dagli ultracattolici e dai sovranisti, che ritengono una legge contro l’odio omotransfobico inutile, dannosa e pericolosa. Un muro fatto anche di fake news che mirano a disegnare una fantomatica lobby gay alla ricerca di privilegi e a terrorizzare il cittadino disinformato, associando l’omosessualità alla pedofilia.

Ieri la Lega ha fatto ostruzionismo in Commissione Giustizia della Camera, iscrivendo tutti i suoi deputati per intervenire, con Alessandro Pagano che ha parlato per quasi un’ora e mezza. Tra gli argomenti degli oppositori della legge c’è quello che le violenze fisiche e verbali sono già punite dal nostro ordinamento, ritenendo non necessaria un’aggravante quando queste si basano sul genere, l’orientamento sessuale o l’identità di genere.

Il caso di Pescara

A Pescara, città dove si è registrata settimana scorsa un’aggressione a una coppia gay che ha causato a una delle vittime la rottura di una mandibola e 30 giorni di prognosi, la destra ha votato contro la mozione presentata dal consigliere Giovanni Di Iacovo per «dichiarare e ribadire che Pescara è una città che non discrimina e che ama e rispetta i suoi cittadini omosessuali e transessuali e che condanna senza appello qualunque atto di omotransbifobia».

L’ordine del giorno includeva 4 proposte, vale a dire quella di costituirsi parte civile nell’eventuale processo sull’aggressione omofoba, l’adesione alla rete degli enti locali contro le discriminazioni Re.A.Dy., appoggiare le pdl nazionale e regionale contro l’omotransfobia, e creare un dialogo con le associazioni del Pride. In 11 su 20 – tutti del centrodestra – hanno però votato contro: Marcello Antonelli, Maria Rita Carota, Vincenzo D’Incecco, Armando Foschi, Maria Luigia Montopolino, Cristian Orta  e Andrea Salvati della Lega, Roberto Renzetti, Claudio Croce e Di Alessio Pasquale di Forza Italia, e Fabrizio Rapposelli di Fratelli d’Italia.

Poche ore prima che l’aggressione si verificasse e pochi giorni dopo la registrazione di un altro attacco omofobo, in questo caso verbale, l’amministrazione comunale aveva inoltre spostato l’Abruzzo Pride dalla centrale Piazza Primo Maggio (quella in cui Salvini chiese «pieni poteri») in un’area più periferica. Alle polemiche delle associazioni LGBT+, la Lega aveva replicato che «la città ha altro a cui pensare».

Prima gli animali

Mentre per la Lega a Pescara ci sono altre priorità rispetto all’odio omotransfobico e a Roma si fa ostruzionismo al ddl contro l’omotransfobia, Matteo Salvini si preoccupa della violenza. Sì, ma di quella sugli animali.

Nella giornata di ieri è infatti diventato virale un video in cui un migrante arrostisce in strada un gatto nei pressi della stazione di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno. L’episodio ha alimentato la propaganda xenofoba dei sovranisti, generalizzando il comportamento di un individuo a un’intera categoria. In serata, quando l’hashtag #gatto era ormai in trend topic su Twitter da svariate ore, arriva la trovata di Salvini: «È evidente che bisogna inasprire le pene per chi fa del male agli animali, per me è una priorità, la Lega c’è»

Mentre in Parlamento la Lega si oppone all’inasprimento delle pene per chi esercita violenza contro le persone LGBT+ e le donne per motivi d’odio, il suo leader afferma che la priorità sta nell’inasprire le pene di chi lo fa sugli animali. Paiono dunque chiare le priorità dei sovranisti: prima gli italiani, poi gli animali e (forse) infine gli omosessuali.

D’altra parte, a Padova, i consiglieri di Fratelli d’Italia avevano già avuto la geniale idea di contrapporre la bandiera tricolore alla strada colorata di arcobaleno per il Pride Month, come se le persone LGBT+ non siano, anche loro, cittadine e cittadini italiani.

Salvini e l’invenzione dell’eterofobia

Oggi Matteo Salvini è arrivato anche sulla questione dell’omotransfobia, con un intervento tra la retorica e il surreale, parlando di “leggi bavaglio”. «Penso che sia un modo comodo per lavarsi la coscienza ma che sia una legge pericolosa per tutti, per gli omosessuali e per gli eterosessuali – ha affermato il leader della Lega – Penso che l’Italia sia un Paese che non discrimina».

Poi la proposta di una legge contro un fenomeno noto solo al capitano: «A questo punto noi presentiamo un bel disegno di legge contro l’eterofobia. Perché se vengo preso a schiaffi io, non vedo quale sia la differenza rispetto a che venga preso a schiaffi qualcun altro».

Salvini fa chiaramente confusione, per mancato approfondimento del testo o per mero populismo: la legge non punisce chi esercita violenza o discrimina le persone LGBT+, ma chi lo fa sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere della vittima.