Omofobia, lesbofobia, transfobia: la mappa dei casi dei primi sei mesi del 2020

Negli ultimi giorni si è acceso nel nostro Paese in dibattito sulla proposta di legge contro l’omotransfobia e la misoginia, con il deposito del testo base a prima firma del deputato Alessandro Zan avvenuto lo scorso 30 giugno e la discussione generale è calendarizzata per il prossimo 27 luglio.

Non si è lasciata attendere la reazione delle destre populiste e dei conservatori cattolici che, tra le altre cose, affermano che l’Italia sia un Paese che non discrimina e che non ci sia nessuna emergenza omotransfobia.

Le pagine della cronaca raccontano una parte di quelli che sono gli episodi che le persone LGBT+, ma anche persone scambiate per tali, subiscono in famiglia, al lavoro, dai vicini di casa, passeggiando per strada, entrando in un esercizio commerciale e sui social network. Sono un racconto parziale, perché non è prevista una raccolta sistematica dei dati sui crimini basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, senza contare chi non denuncia la discriminazione o la violenza subita.

A partire dal 1 gennaio, abbiamo raccolto tutti i casi di omofobia, lesbofobia e transfobia raccontati sul nostro sito, talvolta intervistando direttamente le vittime, e dai siti di informazione indicizzati sul motore di ricerca Google News.

Quella che presentiamo è un’analisi che, oltre a essere parziale per le ragioni espresse sorpa, è fortemente influenzata dal lungo lockdown, che ha in qualche modo congelato le aggressioni e gli insulti nei luoghi pubblici, aumentando però i casi di violenza domestica (quella meno denunciata). Abbiamo inoltre scelto di omettere i numerosi casi di insulti sui social network, considerando solo quelli che sono sconfinati nelle minacce di morte. Nonostante ciò, i casi registrati – ben 57 in sei mesi – non sembrano in calo rispetto a quelli degli scorsi anni e riportati nei report di Arcigay e nell’inchiesta di Simone Alliva per l’Espresso.

La mappa dell’omotransfobia nei primi 6 mesi del 2020

Nella prima mappa che vi proponiamo, è possibile osservare come il fenomeno dell’omotransfobia non conosca latitudine, estendendosi da Merano (BZ) a Marzamemi (SR), e che si concentrino soprattutto nelle grandi città (che potere osservare meglio tramite lo strumento di zoom sulla mappa).

Abbiamo suddiviso gli episodi in 5 macro-categorie: le aggressioni fisiche, gli insulti e le minacce verbali (includendo anche i casi di estorsione che fanno leva sull’outing della vittima), il vandalismo (includendo anche l’affissione di cartelli con messaggi d’odio), casi di omicidi o sucidi sospetti, e tutte le altre discriminazioni (tra cui quelle sul lavoro).

Poiché i numeri sono importanti, ma lo sono di più le storie, premendo sulle icone è possibile leggere un breve riassunto del fatto o approfondirlo tramite il link alla notizia.

Il Lazio è maglia nera di omotransfobia, con 12 casi, dei quali 9 nella sola città di Roma. Seguono la Lombardia con 8 casi, di cui 5 a Milano, e la Toscana con 6 casi, dove la metà è riconducibile alle discriminazioni basate sull’identità di genere. Al meglio delle nostre conoscenze, nessun caso è emerso alla cronaca da inizio anno in tre regioni: le Marche, l’Umbria e il Molise.

Per evidenziare come il fenomeno dell’omotransfobia abbia risentito della pandemia di Covid-19 (nel senso che il lockdown ha ridotto significativamente il numero di episodi dell’ultimo semestre), abbiamo riportato gli stessi casi della mappa precedente su una timeline che va dal primo giorno del 2020 al giorno 181, vale a dire il 30 giugno.

In termini assoluti e numerici, il fenomeno più significativo sembra essere quello dell’omofobia maschile, anche se è molto allarmante anche il numero di casi di transfobia se rapportati alla popolazione trans, ma soprattutto la tipologia di episodi: un omicidio di cui oggi non conosciamo i colpevoli, due suicidi in circostanze di emarginazione sociale e diverse brutali aggressioni. Ricordiamo, inoltre, che secondo il Trans Murdering Monitoring, l’Italia è prima in Europa per il numero di omicidi di persone trans dal 2008 ad oggi. Una più dettagliata analisi è disponibile in una ricerca condotta da Trans Media Watch Italia.

Si osservi come il numero di casi di omo-lesbo-transfobia tenda ad annullarsi nel corso del lockdown, la cosiddetta Fase 1, per poi riesplodere con la Fase 2.

Nell’ultimo grafico che proponiamo, ciò emerge ancora più chiaramente. Si passa da una media di 2.77 casi per settimana emersi alla cronaca dal 1 gennaio all’8 marzo, a 3.5 casi per settimana registrati dal 4 maggio in poi. Nel corso del lockdown, la media è stata di solo un caso ogni due settimane.

Se, da una parte, il numero di aggressioni fisiche è in lieve calo (e su questo potrebbe influire il distanziamento sociale), sono invece triplicati gli episodi di attacchi verbali basati sull’omotransfobia.

Sebbene basterebbero molti meno casi di questi affinché dei cittadini meritino delle tutele per la propria sicurezza e per affermarsi nella società al pari delle persone non LGBT+, ci sembra ragionevole concludere che l’emergenza omotransfobia in Italia esiste ed è anche molto evidente. Basta solo, voler vedere l’elefante nella stanza.

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