«Sono etero, mi piace flirtare su Grindr con gli uomini ma farci sesso mi fa paura»

«Sono un maschio etero, ma mi piace flirtare su Grindr con gli uomini. Una volta ne ho incontrato uno, ma farci sesso mi ha fatto paura. Sono ancora etero?». È questa la contorta domanda che si è vista arrivare in redazione Julia Naftulin, esperta di relazioni e sesso di Insider.

Il lettore che chiede il suo aiuto è un ragazzo eterosessuale di 20 anni che non frequenta donne da qualche tempo perché «troppo esigente». Recentemente, Toronto – questo lo pseudonimo con cui si firma – ha scaricato Grindr e flirtato con qualche uomo, decidendo di incontrare uno dei suoi corrispondenti virtuali. Tuttavia, alla vista del pene del suo appuntamento, è scappato. «Perché ho reagito in quel modo? Sono veramente etero? – si chiede – Alla lunga mi vedo sposato con moglie e figli. Perché mi piace andare su app di incontri gay quando sono arrapato?».

Il volersi incasellare in determinate caratteristiche è tipico della natura umana. Compartimentalizzare gli altri e noi stessi ci permette di ragionare per schemi e rende più semplice la nostra vita. Come è noto da tempo, però, questo modo di ragionare non è applicabile agli orientamenti sessuali, che viaggiano lungo uno spettro continuo, piuttosto che in scatola preconfezionate.

Consultatasi con Kristie Overstreet, psicoterapeuta e sessuologa, Naftulin suggerisce a Toronto di indagare sui motivi per cui non vede la propria sessualità in maniera positiva. «Che tu te ne renda conto o no – scrive la giornalista – potresti essere inconsciamente preoccupato di come la tua propensione verso gli uomini potrebbe influenzare il modo in cui gli altri ti vedono o ti trattano».

Una volta capito il motivo in cui si vedono inconsciamente determinati tipi di rapporti come “sbagliati”, il passo successivo è sperimentare senza vergognarsi della propria curiosità. «Dal momento che fare sesso con un altro uomo ti ha messo a disagio – consiglia Overstreet – prendere le cose con calma e concentrarti sulla conversazione potrebbe aiutare».

Un ulteriore aiuto potrebbe provenire dalle comunità LGBT+ virtuali e reali che potrebbero offrire un ulteriore supporto nell’esplorazione di sé. Ma tutto deve partire dall’interno, sostengono le esperte. «Durante questo processo non dimenticare essere molto gentile con te stesso – scrive Overstreet – Non giudicarti, non pensarci troppo e, soprattutto, non sentire la pressione di dover mettere un’etichetta su chi sei».