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Caserta, affitto negato a un 30enne perché gay: «Ingiusto essere trattati così»

Raffaele ha 30 anni, un lavoro come commesso part-time in una catena d’abbigliamento e voglia di andare a vivere da solo. Così, come si fa in questi casi, spulcia alcuni annunci su internet, e tra questi trova un appartamento in affitto a Marcianise, in provincia di Caserta, che fa al caso suo. Dopo aver raggiunto, tramite un’agenzia immobiliare, un accordo e versato la caparra, ormai il giovane campano è già pronto a trasferirsi nella sua futura casa. Una casa che, qualche giorno più tardi, in seguito all’incontro con la proprietaria gli viene negata perché gay.

«La proprietaria mi aveva dato l’OK – racconta Raffaele a NEG Zone – quindi avevo già acquistato una lavatrice, un’asciugatrice e un frigorifero, in modo da essere preparato per entrare in quell’appartamento. Mi aveva chiesto soltanto di fissare un appuntamento prima di firmare il contratto, per conoscerci di persona. Quando ci siamo incontrati, la signora mi ha confermato la disponibilità ad affittarmi l’appartamento, tanto da farmi entrare a prendere alcune misure in modo da poter ordinare dei mobili».

È il 24 febbraio e Raffaele si trova proprio nel negozio di mobili, quando riceve una telefonata dall’agenzia. La dipendente, con tono mortificato, gli riferisce che la proprietaria ha detto che la notte le avrebbe «portato consiglio» e che non intendeva firmare il contratto di locazione. Alla richiesta del motivo di questo repentino cambio d’idea, la doccia fredda. «Sono imbarazzata nel dirtelo – avrebbe detto la dipendete a Raffaele – e non potrei neanche dirtelo, ma il problema della signora è il tuo orientamento sessuale». La donna, infatti, si sarebbe recata in agenzia furiosa sostenendo di non voler affittare ad un ragazzo omosessuale, tuonando: «Che persone mi presentate? Che persone mi volete mettere in casa?».

Ciò che c’è di paradossale in questa storia è che Raffaele non ha parlato del proprio orientamento sessuale con la proprietaria di casa, ma è stata un’intuizione di quest’ultima durante l’incontro. Un motivo, per la donna, valido per non concedere il proprio immobile in affitto. «Non esiste che io, omosessuale, non abbia diritto a un appartamento. Neanche fossi un delinquente – è lo sfogo di Raffaele – Sono allibito. Questa storia non può passare inosservata, non è giusto perché siamo persone, siamo esseri umani. Non è giusto essere trattati così».

Ad ospitare il ragazzo ci ha pensato sua zia, mentre l’agenzia è stata molto disponibile nell’aiutarlo a trovare un’altra sistemazione e, soprattutto, ha deciso di interrompere i rapporti lavorativi con la proprietaria di casa omofoba. Nel frattempo, le sue storie Instagram sono state diffuse da amici e conoscenti, raccogliendo numerosi messaggi di solidarietà.

Purtroppo la storia di Raffaele non è un caso isolato, è molto frequente per una persona LGBT+, o ancora peggio una coppia, imbattersi in situazioni simili, che però vengono generalmente fatte passare sottotraccia con delle scuse. In episodi come questo, tuttavia, la discriminazione omotransfobica viene palesata o emerge involontariamente. Abbiamo di recente parlato di casi simili ai danni di una coppia di ragazze che cercavano casa a Roma, altre che si sono imbattute in una discriminazione a Milano, una persona queer che ha ricevuto molte porte in faccia a Manfredonia, una persona trans discriminata a Pescia, e una coppia di ragazzi cacciati di casa dal proprietario a Matera.

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