Como, 56enne scrive su un muro «gay nei forni»: ripreso dalle telecamere e denunciato

Dovrà rispondere davanti alla giustizia un idraulico di Veniano dopo che, lo scorso 25 giugno, è stato immortalato dalle telecamere del comune limitrofo di Appiano Gentile, nel comasco, mentre imbrattava un muro di proprietà con un messaggio d’odio. Nella foto (in copertina) pubblicata da PrimaComo, si possono vedere una svastica e una croce celtica accanto a una scritta che rimanda ai tempi di quando le persone omosessuali venivano ammazzate nei lager nazisti: «Gay nei forni».

In seguito al rinvenimento del terrificante messaggio, i Carabinieri della stazione di Appiano Gentile hanno avviato un’indagine che ha portato sorprendentemente a un uomo di ben 56 anni, denunciato di «propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa». Purtroppo non è stato possibile applicare la Legge Zan, ancora ferma al Senato, che tuttavia non prevederebbe il reato di propaganda, ma solo quello di istigazione motivata dall’odio omotransfobico.

L’autore dell’atto vandalico, che il Corriere di Como afferma essere «noto per particolari vicinanze con l’estrema destra», non ha negato il gesto davanti alle forze dell’ordine, sostenendo di non gradire le persone omosessuali. Attualmente il 56enne è denunciato a piede libero.

Un preoccupante clima d’odio

Dopo le numerose aggressioni omofobe registrate nell’ultima settimana a Milano, che contano almeno tre persone finite al pronto soccorso e quindici denunce, si respira paura e preoccupazione in Lombardia e nel resto d’Italia, come manifestato da molte persone LGBT+ sui social in questi giorni.

Un clima che sicuramente non è mitigato dalle esternazioni di alcuni rappresentanti politici in seguito allo scandalo del Gesù con la bandiera arcobaleno al Roma Pride a di quello con i tacchi al Milano Pride, se “scandalo” possiamo definirlo a 51 anni dall’uscita di Jesus Christ Superstar e a 15 dall’esibizione di Madonna in cui cantava mentre era crocifissa.

Per farsi un’idea, basta leggere il tweet di Mario Adinolfi, leader di un partito politico che concorre ormai in quasi tutte le elezioni politiche, in cui confida candidamente che, davanti a scene come quella sopraccitata, invidia quella parte dell’Islam che riesce a far rispettare la religione inculcando il terrore «in quei cialtroni». Riesce a scrivere qualcosa di più riprovevole Fabio Tuiach, consigliere comunale triestino, auspicando sul social VK: «se non possiamo tornare a un cristiano nazionalismo mi accontento anche di un comunismo vecchio stile con i gulag per sta gente o dell’Isis che sta facendo anche cose buone».