Avanti con Coraggio: «Opportune le norme nel ddl Zan»

Il Presidente della Corte costituzionale rilancia anche sui “nuovi diritti”

L’eco delle parole pronunciate durante la relazione annuale del Presidente della Corte costituzionale Giancarlo Coraggio risuona all’esterno di Palazzo della Consulta, in direzione di quel Parlamento bloccato o inerte nei confronti del riconoscimento dei diritti civili.

Sollecitato dalla stampa a esprimersi in merito alle misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, Coraggio non si è sottratto a un giudizio generale: «Non ho studiato il ddl Zan proprio per non essere chiamato a dare un parere concreto sulle norme. Ma sicuramente una qualche normativa è opportuna». L’autorevole esternazione impatta con forza all’interno di un dibattito politico in cui le forze contrarie non hanno mancato di instillare dubbi di costituzionalità sul testo. Sospetti nei confronti dei quali è assai difficile credere in virtù della discutibile, quanto esplicita, “clausola salva idee”.

Nella volontà di richiamare gli attori istituzionali (per l’ennesima volta!) a non sottrarsi al loro ruolo sui “nuovi diritti”, nel corso della relazione il Presidente ha evidenziato che: «È compito proprio del legislatore farsene carico, ma in mancanza di un suo intervento – mancanza a volte giustificata dal tumultuoso evolversi della società – la Corte non può, a sua volta, rimanere inerte». In particolare, Coraggio ha sottolineato la necessità di un intervento «quando sono in gioco i diritti di minoranze, la cui tutela è il naturale campo di azione dei giudici, quali garanti di una democrazia veramente inclusiva».

Il Presidente non ha potuto non menzionare il diritto delle coppie omosessuali ad accedere alle tecniche procreative nel territorio italiano che la Corte ha trattato con la sentenza n. 230 del 2020. Per effetto della vasta discrezionalità del legislatore circa i requisiti per accedere alla PMA, le questioni di costituzionalità sono state dichiarate inammissibili. Ciononostante, non essendone stata rinvenuta l’infondatezza, esse potranno nuovamente giungere di fronte ai giudici costituzionali e, alla luce delle dichiarazioni ascoltate, è più che lecito ipotizzare un esito diverso al perdurare dell’insipienza del Parlamento.

Ad ascoltare le parole di Coraggio hanno assistito il Presidente della Repubblica Mattarella, i Presidenti delle Camere Fico e Casellati, il Presidente del Consiglio Draghi e la Ministra della Giustizia Cartabia. Quest’ultima, appena un anno fa, autrice dell’ultima relazione annuale nella quale non aveva proferito parola nei confronti di quei “nuovi diritti” rilanciati con forza nella giornata di ieri. Tuttavia, non esiste più sordo di chi non voglia sentire.

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