Il tema dell’omotransfobia è stato sicuramente tra i più dibattuti del 2020, soprattutto a causa della discussione e dell’approvazione alla Camera del disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. Se, da una parte, i leader politici del centrodestra e alcuni rappresentanti religiosi si sono opposti duramente affermando che non vi sia alcun allarme omotransfobia, nel Paese reale il 2020 ha confermato il trend negativo degli anni precedenti per quanto riguarda il numero di episodi di violenza e discriminazione emersi alla cronaca.
Nonostante i periodi di lockdown abbiano sensibilmente arginato i casi di omotransfobia (esclusi, ovviamente, quelli in ambito familiare), sono emersi alla cronaca ben 156 episodi negli ultimi dodici mesi. Si tratta della punta dell’isceberg, dal momento che non sono conteggiati i casi non denunciati e quelli riguardanti l’hate speech sui social (che non riusciremmo mai a contare).
Sono state sette le persone che hanno perso la vita a causa della transfobia, tra suicidi, omocidi e morti in circostanze misteriose. L’omotransfobia è stata poi alla base di 44 casi di insulti, minacce o estorsioni, 42 aggressioni fisiche, 26 atti vandalici o esposizione di scritte offensive e 18 altri tipi di discriminazione. In più della metà di caso le vittime sono uomini omosessuali, seguiti come numero di casi dalle donne transgender e dalle donne lesbiche. La regione maglia nera dell’omotransfobia è il Lazio con 28 casi (di cui 19 solo a Roma), seguita da Lombardia (22), Toscana (18), Sicilia (13), Campania (12) ed Emilia-Romagna (12).
Ci auguriamo che nel 2021 questi numeri saranno più bassi, anche se temiamo di no: la lotta all’omotransfobia passa per una rivoluzione culturale di cui l’eventuale approvazione al Senato del ddl Zan segnerebbe solo il primo passo di un lungo percorso verso l’uguaglianza.
La mappa dell’omotransfobia del 2020

33 anni, salentino a Torino, matematico e attivista LGBT+. Vivrei volentieri ogni giorno come fosse l’ultimo se solo non fossi un procrastinatore. Amo il buon cibo e la buona musica, ma non toglietemi il junk food e il trash televisivo.
Potrebbero interessarti anche:
-
Omogenitorialità, madre indicata come «adottiva» sui documenti: ma è una discriminazione
-
Negoziante insulta cliente queer: «Che “uomo” sei? Anzi, che femmina»
-
Allevatrici trans antifasciste si armano e aprono un ranch di “unicorni” in Colorado
-
Taffo risponde nel migliore dei modi al deadname sul manifesto funebre di una donna trans
-
Stati Uniti, Rachel Levine è la prima donna trans nominata sottosegretaria alla sanità