Ddl Zan, il movimento LGBT+ contro la mediazione proposta da Barbara Masini

Nel weekend che precede il termine ultimo per la proposta di emendamenti al ddl Zan in Senato, le posizioni delle forze politiche sembrano essersi cristallizzate: se Letta guida il PD verso l’approvazione del testo approvato alla Camera, le destre si dividono tra chi auspica apertamente l’affossamento della legge e chi invece chiede delle modifiche che la indebolirebbero. A volere una mediazione a tutti i costi sono Italia Viva e Forza Italia, con il partito di Silvio Berlusconi ormai praticamente unanime nella richiesta di modifiche al testo.

Nelle ultime ore, infatti, la senatrice Barbara Masini – che pochi giorni ha fatto coming out e si è detta disposta a votare il ddl Zan così com’è – ha rilasciato delle interviste in cui sostiene che non ci sono i numeri necessari per l’immediata approvazione e lancia una nuova proposta di mediazione. «L’articolo 1 lo cancellerei, sono solo definizioni che esistono già nella giurisprudenza e non deve essere certo Zan a spiegarcele (in realtà sono state introdotte con un emendamento della renziana Lucia Annibali, ndr). È l’articolo 2 che dà le tutele – ha detto in un’intervista al Corriere – Poi toglierei il 4, non stravolge la legge. E sul 7 metterei dei limiti: nessuna educazione ai bambini delle elementari. Però siamo chiari: se la legge rimane così com’è io la voto tutta la vita».

Quanto propone la senatrice forzista è di difficile attuazione, in quanto difficilmente le destre e i senatori e le senatrici di sinistra che stanno pericolosamente legittimando il pensiero “gender critical” accetterebbero non solo di tenere la dicitura “identità di genere”, ma la renderebbero ancora di più ampia interpretazione in seguito all’eliminazione della definizione nell’articolo 1. Eliminare gli articoli 1 e 4, introdotti con gli emendamenti di Italia Viva e Forza Italia alla Camera, significherebbe riportare il testo a una versione molto simile a quella originale: come si può pensare che i parlamentari di questi due partiti possano accettare? Mettere le mani sull’articolo 7 significa poi indebolire uno dei punti più importanti del provvedimento, vale a dire la prevenzione mediante l’educazione nelle scuole. Per ultimo, ma non in ordine di importanza, vi è il rischio che il testo venga poi ulteriormente emendato alla Camera o che non vi ci arrivi mai grazie a manovre ostruzionistiche come quelle a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi.

La proposta di Masini è sposata anche da Elio Vito, uno dei cinque deputati forzisti a votare il ddl Zan alla Camera, poiché, come spiega a Open, toglierebbe «l’alibi sui reati d’opinione e sui bambini a scuola, non toglie tutele alle persone discriminate visto che l’identità di genere viene salvaguardata e spiazza Matteo Renzi». Il deputato afferma che, tale modifica sarebbe stata vista di buon occhio «anche dalla comunità Lgbtq+», su questo certamente si sbaglia: il movimento LGBTQIA+, interpellato da alcuni esponenti del M5S che stanno valutando se accogliere la mediazione avanzata da Masini, ha respinto quella che reputa una trappola ostruzionistica attraverso un comunicato.

«Emendamenti proposti da Masini non rispecchiano gli interessi del movimento LGBTQIA+: modificare il ddl Zan significa cestinarlo»

Il movimento LGBTQIA+, transfemminista e delle persone con disabilità si schiera contro le proposte di modifica al DDL Zan avanzate dalla senatrice di Forza Italia, Barbara Masini. «Qualsiasi modifica al disegno di legge significherebbe riportarlo alla Camera e affossarlo, tornando al punto di partenza e perdendo ancora tempo – si legge in una nota – Si propone ancora una volta di modificare il disegno di legge. Farlo a questo punto, però, significa cestinarlo. Senatrice, se, come dice, “voterebbe questa legge così com’è tutta la vita”, non ha che da annunciarlo e poi farlo».

Il movimento, composto da oltre 100 realtà da tutta Italia e che ha dato vita, in questi mesi, ad una mobilitazione permanente a sostegno del DDL, risponde con un secco no e così conclude la nota: «Siamo stanchə di mediazioni, modifiche e compromessi sui nostri corpi e sulle nostre identità. I voti per approvarlo ci sono, lo abbiamo visto prima alla Camera e poi al Senato nei giorni scorsi. Il testo va approvato così com’è, basta rinvii».

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